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Mediterraneo, morti due bambini a largo di Lampedusa. Centro Astalli: l’orrore va fermato

Una nuova tragedia del mare nel Mediterraneo: morti ustionati due bambini a largo di Lampedusa.
Hanno uno e due anni le vittime di questo ultimo orrore dell’immigrazione. I piccoli, che erano su una barca di migranti diretta verso le coste siciliane, sono deceduti a causa di gravissime ustioni dopo un’esplosione avvenuta sul natante.

Tra i 37 salvati c’è anche una donna gravemente ustionata, che è stata intubata e portata all’ospedale di Palermo.

Il Centro Astalli esprime dolore e sgomento per questa tragedia e per quanto continua ad accadere nel Mediterraneo centrale: si tratta di una vera e propria ecatombe che non sortisce ormai più da tempo alcuna reazione politica, sociale, mediatica.

Padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli: “Tutto ciò è inaccettabile e tragico. Tra pochi giorni scadrà il termine per il rinnovo degli accordi con la Libia, che costringono migliaia di migranti a violenze, morte e torture di ogni genere, come ampiamente documentato dalle Nazioni Unite.

Il traffico di esseri umani va fermato dagli Stati nazionali e dall’UE, attivando in modo strutturale e adeguato, vie legali di ingresso in Europa”.

Papa Francesco non ha esitato a definire l’esclusione dei migranti “schifosa, peccaminosa, criminale”

Se la politica continua a girarsi dall’altra parte o a liquidare il tema proponendo il blocco delle partenze attraverso l’esternalizzazione delle frontiere, la società civile deve potersi sentire rappresentata nell’esprimere una voce alternativa: salvare, accogliere e convivere pacificamente con persone di origine straniera.

Il Centro Astalli, insieme a più di 40 organizzazioni della società civile, chiede in un comunicato uscito oggi, al nuovo Parlamento italiano di non rinnovare gli accordi con la Libia.

Le migrazioni verso l’Europa vanno gestite nel rispetto dei trattati internazionali, delle leggi del mare, dei diritti umani universalmente riconosciuti e dei basilari principi di civiltà per cui lasciar morire un essere umano in mare o in un Paese non sicuro non può essere mai la soluzione.

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