La Mauritania un paese ancora poco noto, tenuto volontariamente al buio per ragioni di potere e di malaffare nazionale. Grande cinque volte l’ Italia con una popolazione pari quasi a quella di Roma Capitale, paese al 100% di religione musulmana, ricco di ogni risorsa ma con una popolazione nera ridotta per il 45% alla fame ed alla schiavitù. La schiavitù esatto, quella per nascita che si trasmette per linea matriarcale, quella che ti rende oggetto e non persona, spesso per tutta la vita. Uno schiavo puo’ essere venduto, prestato o regalato, non avrà mai un documento di identità, sarà il primo ad alzarsi e l’ultimo ad andare a dormire nella casa dei padroni che avranno ogni diritto su lui o lei. Spesso gli schiavi sono i figli naturali del padrone che quando ne ha voglia puo’ abusare della sua schiava e violarla senza alcun problema. Agli schiavi viene raccontato che se osi ribellarti al volere dei tuoi padroni commetti peccato capitale, dunque nell’altra vita non andrai in paradiso.
Mariem è una attivista della prima ora che sa denunciare bene la realtà del suo paese e che dall’inizio lotta pacificamente e senza paura al fianco degli attivisti del Movimento di Biram dah Abeid: l’IRA Mauritania di cui anche chi scrive fa parte da una decina di anni.
Mariem fino a ieri e per otto giorni è stata ostaggio del potere, lo stesso che da oltre dieci anni perseguita il Movimento IRA Mauritania che denuncia e libera dai padroni le vittime di schiavitù. Il sistema in auge non vuole cambiare la sua linea dittatoriale. Avrebbe potuto farlo alle ultime elezioni presidenziali dello scorso giugno quando l’ex Presidente della Repubblica Islamica di Mauritania, Mohamed Abdel Aziz dopo due mandati lasciava il posto al suo delfino, ex generale come lui, Ghazouani che imbrogliando malamente le elezioni si autoproclamava vincitore lasciandosi dietro al secondo posto il nostro amico e Presidente Biram dah Abied che per la seconda volta sfiorava la presidenza.
La Mauritania di oggi vuole un presidente nero e Biram ha tutte le carte per diventarlo. In realtà se si andassero a rivedere i brogli elettorali di giugno 2019 scopriremmo che il presidente eletto dal popolo mauritano è proprio lui, uomo di pace, giurista appassionato nonché grande combattente da sempre per la libertà della sua gente che in gran parte lo segue e lo stima sognando di vederlo un giorno al Palazzo Presidenziale li dove ora c’è il nuovo dittatore Mohamed Ahmed Ould Ghazouani .
La linea del movimento per l’abolizione della schiavitù in Mauritania non è mai cambiata, nemmeno nei momenti più duri come i giorni scorsi quando una sua rappresentante e fondatrice, Mariem Cheick, per la seconda volta è finita nelle mani dei giudici corrotti, burattini di un potere razzista e xenofobo che non ha alcuna volontà di migliorare le cose nel paese.
Cosa ha fatto questa donna, madre di un bimbo di neppure due anni per meritare il sequestro presso il proprio domicilio prima e la prigionia durata otto giorni in luogo sconosciuto dopo?
Mariem, come nel 2015, non ha commesso alcun reato se non quello di militare nelle fila di un Movimento pacifico che domanda da oltre dieci anni il rispetto delle leggi per tutti, senza discriminazione dovuta al colore o alla lingua come è in Mauritania oggi e come è sempre stato. Un movimento che sulla pelle del suo Presidente e dei tanti e tante attivisti-e è cresciuto in maniera esponenziale e velocemente varcando i confini geografici in Africa e nel mondo e che oggi ha al suo interno persone di ogni nazionalità, religione e colore essendosi affermato sulla scena internazionale come il primo efficace movimento mauritano per la libertà. Il coraggio di chi è stato schiavo davvero ha incontrato l’indignazione di chi la schiavitù l’ha soltanto letta nei libri di storia e che invece non è mai finita e che condanna ancora oggi, nel 2020, intere popolazioni dell’Africa sub-sahariana e che in Mauritania limita le esistenze della maggioranza della sua popolazione che viene volutamente tenuta separata in sotto gruppi tribali per evitare che l’unione porti al cambiamento ormai necessario perché reclamato. Il merito qui va tutto al nostro Movimento che ha liberato centinaia di persone dai padroni rompendo le catene mentali prima e donando la libertà dopo. Tutto questo senza mezzi ne tutele li nel paese ma solo grazie alla preparazione e alla guida del leader Biram dah Abeid e di attivisti come Mariem Cheick che hanno guidato a parole e con i fatti una rivoluzione delle mentalità donando forza e dignità alle persone, arrivando agli ultimi fra gli ultimi.
Mariem e tanti altri oggi in Mauritania sono pronti a rischiare di perdere la libertà e forse anche la vita. Per questo il potere in auge nel paese teme tanto l’azione dei militanti abolizionisti della schiavitù dell’IRA e per questo ricominciano i sequestri e le vessazioni ingiustificati.
Questa notte però Mariem l’ha passata a casa sua con il suo bambino ed i suoi cari fiera e determinata a continuare la lotta pacifica. Noi tutti siamo felici di rivederla libera di parlare e di scrivere di diritti e di libertà per gli Haratine e per tutti coloro ai quali ciò ancora viene negato in Mauritania.
La libertà è donna e le donne contribuiranno li a cambiare le cose. Fortunatamente lo stanno già facendo.
Molti di noi sensibili di qua dal mondo libero alla causa della libertà speriamo di salutare presto e senza troppi danni lo Stato di Diritto in questo paese che sa anche essere meravigliosamente accogliente e dove contiamo di tornare appena possibile per nuove iniziative di pace e di libertà riabbracciando chi lotta sul campo con amorevole dedizione per i diritti umani e le libertà.