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Libia, annunciato il cessate il fuoco. Svolta storica ma piena di insidie

La notizia del cessate il fuoco è stata diffusa da fonti diplomatiche in mattinata ma l’ufficializzazione è arrivata solo con con la dichiarazione rilasciata in contemporanea da Fayez al-Sarraj, sostenuto dalle Nazioni Unite  e dal portavoce del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh, legato al generale Khalifa Haftar. I negoziati portati avanti sotto l’egida dell’Onu nel tentativo di evitare una nuova escalation militare hanno dunque portato alla fine delle ostilità.
Una nota positiva, ma le incognite rimangono numerose. È presto per dire se effettivamente la Libia sia vicina a una pace duratura.
Ma l’impegno assunto dalle parti a voltare pagina é un primo importante passo.
Il cessate il fuoco è stato dichiarato su tutto il territorio libico ed è stato annunciato l’avvio del processo politico che porterà a elezioni legislative e presidenziali il prossimo marzo. È stato stabilita anche la ripresa della produzione ed esportazione di petrolio. L’accordo ha raccolto il plauso della comunità internazionale e dell’Italia, a partire dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che ha parlato di “una svolta  importante per il rilancio di un processo politico che favorisca la stabilità del Paese e il benessere della popolazione”.
Alla luce della situazione attuale del Paese, il presidente del Governo di accordo nazionale ha dato ordine a tutte le forze armate di interrompere i combattimenti e di conseguenza rendere le città di Sirte e Giufra zone smilitarizzate.
L’intento comune sembra dunque quello di riportare la sovranità del Paese e mandare via forze straniere e mercenari.
Serraj ha annunciato che le elezioni legislative e presidenziali si terranno al più tardi a marzo 2021, su una base costituzionale che trovi d’accordo tutti i libici.
Una decisione giusta ma presa sotto la pressione internazionale, in particolare di Usa e Germania. Senza tralasciare il ruolo di Turchia che sostiene al Serraj, e dell’Egitto e degli Emirati Arabi Uniti che finanziano e armano il generale Kalifa Haftar.
Non mancheranno le insidie, a  iniziare dalla smilitarizzazione dell’area di Sirte e Jufra che comporterebbe un ritiro delle forze straniere presenti nella zona oltre che dei miliziani della Cirenaica.
Se ciò non avvenisse nei tempi annunciati il cessate il fuoco potrebbe durare poco.
Senza dimenticare la questione migranti. Le condizioni in numerosi centri di detenzione ufficiali continuano a destare allarme e preoccupazione nella comunità internazionale, soprattutto a causa delle cattive condizioni di vita, del sovraffollamento e dell’igiene.
L’Unhcr ha a lungo sostenuto la fine della detenzione arbitraria per rifugiati in Libia, chiedendo il rilascio delle persone dalla detenzione in contesti urbani. La gestione dei migranti resta dunque una questione annosa per i libici e chiunque guiderà  il paese dovrà garantire alternative alla detenzione per i migranti che vengono intercettati o salvati in mare.

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