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L’Europa di Von der Leyen punti su un piano di sviluppo per l’Africa

L’elezione della signora Von der Leyen alla guida della Commissione è una scommessa piena di incognite sotto molti punti di vista ma anche una premessa di importante stabilità per l’Unione dei prossimi anni.

Senza indulgere in uno stucchevole favor generis, è la prima volta che una donna è alla testa dell’istituzione motrice d’Europa e ciò è di certo una notizia positiva.
Lo è il fatto che abbia una caratura politica, buona ultima la sua esperienza di ministro della defesa di Germania, e una capacità diplomatica che le è riconosciuta da tutti.
Meno positivi i suoi trascorsi da ortodossa rispetto al verbo rigorista, sbagliato, dominante negli ultimi lustri di governo dell’Unione ma assai attenuato recentemente da una autentica riflessione sui fondamentali dell’Europa progressista e sociale.

L’apertura di credito che i socialisti hanno inteso darle la impegnano a cinque temi fondamentali per il futuro dell’Unione.

Sviluppo sostenibile attraverso politiche di investimenti per la crescita, lotta alla disuguaglianza, politiche migratorie comuni, rilancio del piano Africa, Europa verde.

Sono i grandi snodi del futuro del continente.

Frontiere comuni europee perchè la responsabilità nel governo dei flussi sia condivisa e nessun paese si sottragga ai doveri di umanità e di accoglienza.

Rilanciare gli investimenti e la crescita e la lotta contro la divaricazione sociale e territoriale perchè nessun europeo resti indietro e perda la speranza.

Un grande piano di sviluppo in Africa, rilanciando l’iniziativa europea in quel continente, dove abbiamo perso posizioni strategiche dal punto di vista geopolitico ed economico, sapendo che più l’Africa cresce, più cresce l’Europa in sicurezza, oace e prosperità.

Un’Europa pioniera nella sostenibilità ambientale che senta sempre più su di sè la responsabilità tra le generazioni e la possibilità di immaginare un futuro in cui crescita e qualità del vivere siano binomio inscindibile.

Nell’intervento con cui la candidata Von der Leyen ha esordito dinanzi al Parlamento si è in effetti rintracciata una sensibilità importante su questi punti.

Darle credito è pertanto cosa ragionevole, verificarne le scelte concrete cosa necessaria.

Peccato che più passa il tempo e più il ruolo che l’Italia avrebbe potuto svolgere da protagonista a fianco, anche da pungolo, della signora neo presidente, sembra perdere terreno per l’antagonismo cieco della Lega e l’inconsistenza dei pentastellati che per quanto apprezzabilmente abbiano sostenuto la Van der Leyen, contribuendo a impedire una deriva destabilizzatrice dell’Unione, non sono caoaci di costruire una prospettiva affidabile dentro il quadro di forze europeiste che hanno davvero a cuore il futuro dell’Unione.

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