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Kenya, una grave crisi economica affligge il paese

A un anno dall’inizio del suo mandato, il presidente del Kenya, William Ruto (nella foto) si trova ad affrontare la crescente rabbia dell’opinione pubblica in patria, anche se cerca di ripulire la sua reputazione a livello internazionale.

La sua agenda politica, fortemente incentrata su un populismo economico chiamato “bottom-up”, intendeva favorire la base della piramide socio-economica del Paese rialzando il loro benessere con misure sociali ad alto impatto, come l’edilizia popolare, la protezione universale della salute, l’accesso al mercato del lavoro.

Il Kenya utilizza gli eurobond per finanziare progetti di sviluppo infrastrutturale, come strade, ferrovie e impianti di energia, ma ovviamente una quota di queste emissioni viene accantonata per rimborsare prestiti contratti precedentemente.

L’umore dell’opinione pubblica nel Paese oscilla tra disfattisti e ottimisti, ossia coloro i quali vedono il Kenya dirigersi verso il default su un’obbligazione sovrana creando un effetto spirale, e gli altri, Presidente in testa, pervicacemente ostinati nell’affermare che il debito sarebbe stato onorato. Il presidente alla fine del suo primo anno di mandato, ha annunciato che il Kenya terrà fede agli impegni assunti ripagando la prima di queste tranches per arrivare al saldo in anticipo sulla scadenza naturale.

Come ogni subentrante, anche Ruto si è dovuto confrontare con gli scheletri lasciati dai suoi predecessori, il più “voluminoso” tra tutti il rimborso del primo Eurobond contratto nel 2014 sotto la prima presidenza Kenyatta figlio, per un valore di 2 miliardi di dollari.

Quando contrasse il debito , sui mercati finanziari, il clima economico mondiale era molto più ottimista di adesso e i tassi di interesse ne riflettevano la situazione; tuttavia, il rimborso di questa tranche viene anche sostenuto tramite l’emissione di nuovo indebitamento, alimentando una spirale dalla quale sarà molto difficile districarsi.

Se aggiungiamo che la valuta keniota, lo scellino ha perso circa il 30 per cento del proprio valore contro dollaro e euro da quando Ruto è stato eletto nel 2022 confermando la dipendenza del Paese dall’estero e frustrando la crescita e lo sviluppo.

Il Kenia infatti importa molto di più di ciò che esporta, pertanto ha una bilancia dei pagamenti perennemente in deficit.

La politica economica keniota negli ultimi sei mesi ha visto la pressione fiscale sempre più elevata, lo stato sta spremendo il contribuente tramite leve di primo impatto sui consumi, quali il prezzo dei carburanti, non più sussidiato, che ha quasi raggiunto ormai il prezzo standard dei mercati europei.

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