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Indice di Percezione della Corruzione, le varie facce dell’Africa

Ieri, 30 gennaio 2024, è stata diffusa la nuova classifica dell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI), elaborata da Transparency International per l’anno 2023. Si tratta di un lavoro di cadenza annuale (fin dal 1995) che valuta 180 Paesi del mondo in base al livello di corruzione percepita nel settore pubblico, attraverso l’impiego di 13 strumenti di analisi e di sondaggi rivolti ad esperti provenienti dal mondo del business. Il punteggio finale è determinato in base ad una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita).

L’Italia conferma il punteggio di 56, che significa che il nostro Paese si colloca al 42° posto nella classifica globale, ovvero il 17° tra i 27 dell’Unione Europea. In generale, il CPI per l’anno 2023 dimostra che in Europa gli sforzi per combattere la corruzione sono fermi o in diminuzione in più di tre quarti dei Paesi della regione: dall’edizione pubblicata ieri emerge che dal 2012, su 31 Paesi valutati, solo 6, tra cui l’Italia, hanno migliorato il loro punteggio, mentre 8 hanno registrato una diminuzione.

Più ampiamente, l’indice di percezione della corruzione di quest’anno mostra che la corruzione è fiorente in tutto il mondo: oltre due terzi dei Paesi ottengono un punteggio inferiore a 50 su 100, il che indica quanto abbiano seri problemi di corruzione. La media globale è ferma a soli 43 punti, mentre la stragrande maggioranza dei Paesi non ha fatto progressi o ha registrato un declino nell’ultimo decennio. Inoltre, 23 Paesi sono scesi ai livelli più bassi registrati quest’anno.

Per quanto riguarda il continente africano, i Paesi più “virtuosi” (che hanno meno di 50) sono le Seychelles (al 20° posto generale), Capo Verde (al 30°), il Botswana (al 39°), il Rwanda (al 49°) e Mauritius (55°).

In una zona intermedia ci sono Namibia (59° posto, con 49 punti), Sao Tome and Principe (61°, con 45 punti), Benin, Ghana e Senegal (70° posto), Burkina Faso e Sudafrica (83°), Costa d’Avorio, Tanzania e Tunisia (87°), Lesotho (93°), Marocco (97°), Etiopia (98°).

Sul fondo della classifica, invece, ci sono il Burundi e la RDCongo (162° posto, con 20 punti), per chiudere infine con la Somalia, ultima al mondo: 180° posto con appena 11 punti.

In termini generali, nel mondo si registra un indebolimento dei sistemi giudiziari, sia in Paesi guidati da leader autoritari che in quelli democratici, che sta riducendo la responsabilità dei funzionari pubblici, il che consente alla corruzione di aumentare, traducendosi a sua volta in un aumento della vulnerabilità dei più deboli, che infatti non hanno un adeguato accesso alla giustizia.

Come ha evidenziato François Valerian, presidente di Transparency International, “la corruzione continuerà a prosperare finché i sistemi giudiziari non riusciranno a punire gli illeciti e a tenere sotto controllo i governi. Quando si compra la giustizia o si interferisce politicamente, sono le persone a soffrire. I leader dovrebbero investire pienamente e garantire l’indipendenza delle istituzioni che rispettano la legge e combattono la corruzione. È tempo di porre fine all’impunità per la corruzione“.

Se la situazione è stagnante in ogni regione del mondo, in Africa la corruzione è generalmente un problema diffuso ovunque. I Paesi del Nord Africa mostrano scarsi miglioramenti, riflettendo le continue lotte con la corruzione politica e i conflitti, dovuta innanzitutto alla mancanza di indipendenza del sistema giudiziario, che mina lo stato di diritto e promuove l’impunità per i potenti criminali. Nell’Africa sub-sahariana, invece, l’impunità per i funzionari corrotti sta facendo diminuire la fiducia dei cittadini e un approccio ampiamente reattivo alla lotta alla corruzione sta compromettendo il buon governo. Sebbene ci siano dei progressi compiuti in alcuni Paesi, altrettanto non si può dire per tutta la regione, in cui la lotta alla corruzione è stagnante o addirittura in ritirata.

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