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Khartoum accusa Addis Abeba di aver giustiziato 7 prigionieri militari e 1 civile sudanesi

Il Sudan accusa l’Etiopia di aver giustiziato 7 prigionieri militari e 1 civile sudanesi

Continuano le tensioni tra Khartoum e Addis Abeba. L’esercito sudanese, domenica 26 giugno, ha accusato l’esercito etiope di aver giustiziato 7 soldati sudanesi e un civile tenuti prigionieri.

E’ stato sottolineato che l’Etiopia ha presentato al pubblico i corpi delle persone giustiziate e l’esercito sudanese si è impegnato a rispondere “a questo comportamento vile in un modo che gli si addice”.

Il portavoce ufficiale delle forze armate sudanesi, Nabil Abdullah, per mezzo video ha aggiunto:

“L’esercito etiope ha giustiziato 7 soldati sudanesi e un cittadino che ne erano prigionieri, e poi li ha presentati ai cittadini con tutto il disprezzo. Questa posizione insidiosa non passerà senza una risposta appropriata.”

Le autorità etiopi non hanno ancora risposto a una richiesta di commento.

Negli ultimi anni sono aumentate le tensioni tra Sudan ed Etiopia a causa delle ripercussioni del conflitto nella regione del Tigray nel nord dell’Etiopia e della disputa sulle acque del Nilo Azzurro monopolizzate, a detta del governo sudanese e quello egiziano, dalla GERD – Grand Ethiopian Renaissance Dam, gigantesca diga idroelettrica etiope.

Decine di migliaia, sarebbero più di 70.000, i profughi tigrini che hanno sconfinato in Sudan alla fine del 2020 per scappare dalla guerra genocida scoppiata in Tigray. Mentre sono sempre continuate scaramucce militari in un’area agricola storicamente contesa (Al Fushqa – al-Fashaga – الفشقة ) lungo il confine tra i due paesi.

Aggiornamento:

L’Etiopia ha affermato che “l’incidente è avvenuto all’interno del territorio etiope dopo le incursioni di un’unità dell’esercito regolare sudanese supportata da elementi di il terrorista TPLF”.

Il governo etiope inoltre ha dichiarato che:

“respinge categoricamente la falsa rappresentazione di questi fatti da parte delle forze di difesa sudanesi che ingiustamente hanno attribuito la colpa all’Etiopia mentre era l’unità dell’esercito sudanese ad aver attraversato il confine etiope a provocare l’incidente”, ed ha espresso “la speranza che il governo sudanese possa trattenersi da qualsiasi escalation dell’incidente e prenderebbe misure che potrebbero ridurre la situazione.”

Il ministero degli affari esteri etiope inoltre ha aggiunto:

“Il governo dell’Etiopia ritiene che l’incidente sia stato deliberatamente escogitato per minare le relazioni profondamente radicate tra i popoli dell’Etiopia e del Sudan. Inoltre, l’incidente è stato progettato per distruggere l’Etiopia dal suo percorso di pace e sviluppo. Il governo dell’Etiopia, tuttavia, rimane impegnato nei principi della risoluzione amichevole delle differenze tra gli stati”.

Si dice che il ministero degli Esteri del Sudan, Asma Mohamed Abdalla, abbia detto dell’ultima scaramuccia:

“Gli uomini erano stati sequestrati in territorio sudanese il 22 giugno e portati in Etiopia dove sono stati uccisi”. Secondo un ufficiale militare sudanese, i soldati sono stati catturati in una regione di confine vicino all’area contesa di Al-Fashaga.

Di recente, il vice primo ministro e ministro degli Esteri Demeke Mekonnen ha parlato ai legislatori della determinazione dell’Etiopia a risolvere la questione del confine con il Sudan perseguendo un percorso pacifico “senza infliggere atrocità” affermando “Stiamo cercando di risolvere la questione in modo pacifico e l’Etiopia continuerà in quella direzione e vogliamo avvisare che stiamo lavorando a quel livello”.

Il ministro etiope Mekonnen, tuttavia, non si è limitato ad accusare il Sudan per la disputa al-Fashaga. Mekonnen l’ha accusata di ospitare “gruppi terroristici e altre forze in nome dei rifugiati”, che ha accusato di “aver lanciato attacchi contro l’Etiopia da quella direzione in varie occasioni”.

“La loro base è in Sudan. Dare tale supporto ed essere una base per tali gruppi equivale a fare la guerra per la quale abbiamo ufficialmente notificato … e stiamo seguendo la questione. “ Ma ha anche detto che l’Etiopia continuerà tutti i suoi sforzi “per risolverlo in modo pacifico. Sotto ogni punto di vista, sottolineiamo che il nostro territorio verrà riportato indietro”, ha rimarcato il ministro Demeke nel suo discorso al parlamento.

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