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Il Sud Sudan compie 8 anni, un compleanno che non ha nulla da festeggiare

Un compleanno senza festeggiamenti. Otto anni fa nasceva il Sud Sudan con grandi speranze e aspettative. Oggi nell’occasione dell’anniversario dell’indipendenza non è stata prevista alcuna celebrazione.

La difficile situazione politica, la grave crisi 
economica in cui versa il paese e la disperazione di milioni di persone che per sopravvivere hanno bisogno di assistenza umanitaria lasciano  davvero poco spazio  all’orgoglio di essere lo Stato più giovane al mondo.
L’unica cerimonia prevista, organizzata con basso profilo, nella sede presidenziale perché, fa sapere un portavoce del governo, il presidente Salva Kiir, il quale parlerà alla nazione attraverso la te di Stato, ha ritenuto opportuno “non sprecare denaro in celebrazioni”, 

Indipendente dal 2011, il Sudan del Sud
è piombato in una sanguinosa guerra civile nel 2013, quando Salva Kiir ha accusato l’allora suo vice Riek Machar di aver pianificato un colpo di stato contro di lui. Il conflitto,
che ha provocato violenti scontri etnici fra le etnie dinka (cui appartiene Kiir) e nuer (di cui fa parte Machar) e lo sfollamento di oltre 1,4 milioni di persone, è concluso con la firma di un accordo di pace lo scorso 12 settembre ad
Addis Abeba, che tuttavia non è ancora stato attuato.
L’accordo è stato rinnovato a maggio ma la formazione di un governo di unità transitorio è stata ulteriormente rinviata.

I termini dell’intesa di settembre, le parti coinvolte nel conflitto avrebbero dovuto
formare un esecutivo di transizione entro sei mesi, ovvero entro il 12 maggio, tuttavia in una riunione dell’Autorità intergovernativa per lo Sviluppo (Igad) ospitata sempre ad Addis Abeba è stata approvata l’estensione del termine di altri sei mesi.

A maggio il presidente Salva Kiir ha tuttavia chiesto un ulteriore slittamento,  di almeno un anno, respingendo dunque la proposta avanzata da Igad. Per il presidente sud
sudanese non ci sono inoltre le condizioni
per completare le operazioni di addestramento e unificazione delle varie milizie armate in un esercito nazionale e ha accusato il leader dei ribelli Riek Machar di reclutare nuovi combattenti, affermando di dubitare che le
parti attuino tutti gli accordi di sicurezza dell’accordo di pace entro il prossimo semestre.

In una dichiarazione diffusa al termine della riunione, l’Igad ha riferito che “le parti hanno evidenziato la mancanza di volontà politica, finanziamenti e limiti di tempo come le principali sfide che hanno ritardato l’attuazione delle attività pre-transitorie e sottolineato la necessità di garantire
che specifici compiti in sospeso siano adeguatamente finanziati entro un calendario chiaramente definito e ragionevole.

Insomma riporre grandi aspettative sull’accordo di Addis Abeba appare irragionevole mentre la situazione continua a precipitare portando nell’abisso milioni di persone che continuano a soffrire la fame.

 

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