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Meloni - Ahmed

Il “Piano Mattei” e gli interessi italiani per il Corno d’Africa

All’indomani della visita del Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni ad Addis Abeba,  agli incontri diplomatici con il PM etiope Abiy Ahmed e con il Presidente somalo Hassan Sheihk Mohamud, cerchiamo di stilare un bilancio degli interessi italiani nel Corno d’Africa.

Partiamo dalla fine: dall’appuntamento che Giorgia Meloni ed Abiy Ahmed si sono dati per la fine di Ottobre, ovvero quello al summit Italia – Africa. Tema trattato finora parzialmente anche se sappiamo che nell’agenda italiana un nuovo riassetto del Corno d’Africa, la stabilità della regione e gli interessi economici sono al centro di quello che viene chiamato “Piano Mattei“.

Meloni - Ahmed

Il summit intergovernativo Italia-Africa di ottobre, sarà – almeno negli intenti – l’occasione di presentare il piano Mattei per il quale – a detta della Meloni – “sarà importante il confronto con i paesi africani. Non si può pretendere – ha detto la Meloni arrivando in albergo ad Addis Abeba – di sapere quali siano le opzioni migliori. Noi possiamo offrire le nostre idee, i nostri punti di vista, poi è importante coinvolgerli. Quella di Ottobre sarà l’occasione per arrivare a una definizione complessiva del piano in cui queste nazioni sono coinvolte“.

Prima di Ottobre occorrerà tenere d’occhio l’evento della Fao, lo UN Food Systems Stocktaking Moment, organizzato per il 24-26 Luglio a Roma, al quale parteciperanno anche i delegati dell’Unione africana e sicuramente anche il Primo Ministro etiope, Abiy Ahmed.

Ad oggi, sulle orme di Draghi, Giorgia Meloni si è recata in Algeria ed in Libia per consolidare il processo iniziato dal predecessore, di diversificazione nell’approvvigionamento delle forniture di gas e per proporsi alla comunità europea come hub energetico del Mediterraneo. Non è un caso che in tutti i viaggi il Presidente del Consiglio sia stata affiancata dall’Ad di Eni Claudio Descalzi.

Dal viaggio in Libia, Giorgia Meloni è tornata con un contratto stilato da Eni e National oil corporation(Noc), la compagnia petrolifera libica, per Lo sfruttamento a partire dal 2026 di alcuni giacimenti offshore a largo del paese, con un investimento di 7,3 miliardi di euro.

Il viaggio in Etiopia è l’ennesimo tassello di un piano fino ad oggi rimasto teorico, del quale stiamo disegnando i contorni osservando attentamente le mosse del governo italiano. Giorgia Meloni è il primo rappresentante di uno stato estero ad essere ricevuto ad Addis Abeba dopo gli accordi di Pretoria e l’avvio del processo di pacificazione con la leadership tigrina del Tplf.

Etiopia, visita della premier Meloni. Abiy Ahmed: determinate per legami tra i nostri due paesi

Abay Ahmed - Giorgia Meloni
Il PM etiope Abiy Ahmed in visita a Palazzo Chigi

Al centro degli interessi italiani vi sono i temi legati all’energia e dei flussi migratori, ovviamente, ma il dualismo Pechino – Washington nella regione ha reso l’azione italiana più rapida ed incisiva. E’ di Febbraio infatti la visita lampo a Palazzo Chigi del primo ministro etiope in Italia, una sortita nella quale i due omologhi si diedero appuntamento per un incontro trilaterale (con la presenza del presidente somalo).

L’approccio italiano è in realtà un riapproprio alla politica fino ad oggi tenuta verso il continente. La miopia con la quale sono stati trattati i temi delle migrazioni e il tema energetico ne sono la riprova.

Draghi
Gli accordi tra Italia e Algeria sul gas firmati dal governo Draghi nel 2022

Se a quest’ultimo una grande spinta è avvenuta sotto il governo Draghi, causata dallo scoppio della guerra in Ucraina e dalla necessità impellente di tranciare la dipendenza dal gas russo, il tema delle migrazioni e della presenza italiana in Africa (presenza interessata, si badi bene) sono state ampiamente tralasciate per decadi.

In un contesto in cui l’Unione europea ha congelato per tempo i flussi di finanziamenti nei confronti dell’Etiopia, (all’indomani dello scoppio della guerra che ha contrapposto per due anni il governo federale e quello del Tigray) l’Italia è andata a incunearsi come interlocutore preferenziale, ribadendo al Primo Ministro Abiy Ahmed la volontà di intensificare le relazioni storicamente esistenti tra i due paesi.

In questa direzione, è stato stilato un piano triennale di cooperazione allo sviluppo (Ethiopian Italian Cooperation Framework 2023-2025) di 140 milioni di euro (100 sono a credito) e contemporaneamente due progetti da 42 milioni di euro inerenti le filiere del the, del caffè e delle infrastrutture idriche del paese.

Soprattutto in queste ultime le aziende italiane, come la Webuild (ex Salini Impregilo), sono in prima linea: si pensi alla costruzione della Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD) opera di grande ingegneria idraulica sul Nilo Azzurro, in costruzione dal 2011 e una volta completata la più grande diga idraulica di tutta l’Africa.

La grande influenza cinese nella regione ha spinto il governo italiano a riparlare con i propri partner africani di sicurezza, stabilità e cooperazione in molti campi.

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Il primo ministro etiope Abiy Ahmed e il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ANSA/ FILIPPO ATTILI / UFFICIO STAMPA

In Etiopia c’è in ballo c’è la ricostruzione di tutte le infrastrutture andate perse con il conflitto scoppiato a Novembre del 2020; anche qui in primo piano vi è la Cina: a metà Marzo il Ministro delle Finanze etiope Ahmed Shide si è recato a Pechino per discuterne con il suo omologo cinese.

Al centro del nuovo slancio italiano la necessità di stringere partnership in termini di gestione dei flussi migratori ( cosa fatta negli ultimi giorni anche con la Tunisia) e delle grandi crisi umanitarie presenti nella regione che spesso ne sono la causa; non per ultima quella in Sudan (delle ultime ore), paese utilizzato come piattaforma logistica nel traffico di esseri umani. Il tutto, come ha tenuto a sottolineare più volte Il Presidente del Consiglio – in termini del tutto paritari.

Non sono un caso, in questo contesto, le pressioni del Ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti nell’ambito del Fondo Monetario Internazionale a sostenere finanziariamente il paese e non lo sono le rassicurazioni di Giorgia Meloni su un “partenariato paritario“, sintetizzato con la formula di un “Piano Mattei per l’Africa, un atteggiamento dell’Italia e dell’Europa non predatorio, ma collaborativo e rispettoso dei reciproci interessi“.

Certamente è difficile non scorgere i grandi interessi in ballo, anche in campo militare. La stessa Meloni ha sottolineato: “Sul settore della difesa ci piacerebbe lavorare a una cooperazione maggiore” (l’accordo sugli armamenti era stato sospeso con lo scoppio della guerra nel 2020).

Un nuovo slancio di relazioni bilaterali che si inseriscono in un contesto funestato da una crisi umanitaria dovuta alla siccità ed all’insicurezza dovuta alla guerra nel Tigray ed alle tensioni crescenti degli ultimi giorni tra il governo federale e la leadership della regione Amhara a seguito della decisione del governo di sciogliere le forze militari regionali per inglobarle nelle forze militari federali.

L’Etiopia vuole smantellare gli eserciti regionali. Scontri nella regione Amhara

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione del trilaterale con il primo ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed Ali e con il presidente della Somalia Hassan Sheikh Mohamud, Addis Abeba, 15 aprile 2023. ANSA/ FILIPPO ATTILI / UFFICIO STAMPA

Una crisi che oltre confine, sta colpendo anche la vicina Somalia, alle prese con una gravissima siccità e con grandi movimenti interni dovuto alla lotta ai terroristi di Al Shabaab, giunta ad una nuova fase, con la riconquista – avviata negli ultimi quattro mesi – di oltre un terzo del territorio precedentemente occupato dalla formazione affiliata ad Al Qaeda.

Anche per la Somalia, a margine dell’incontro con il PM etiope e nel trilaterale tenutosi il giorno successivo, Giorgia Meloni ha espresso grande interesse nel settore delle costruzioni e della cooperazione allo sviluppo e della formazione.

Proprio con lui (con il Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud. ndr) – ha affermato il Presidente del Consiglio – ho parlato del tema della formazione nell’ambito delle costruzioni. Dare una mano su questo, come facciamo qui in Etiopia, credo sia l’approccio giusto. La risposta all’immigrazione illegale – ha aggiunto –  si dà anche con un sostegno alla formazione, al lavoro, alla prosperità e al benessere. Noi crediamo di poter contribuire molto allo sviluppo, alla sicurezza, alla stabilità delle nazioni africane. In questi paesi vogliamo lavorare sulle infrastrutture, sull’agricoltura, sul turismo“.

Ricostruzione, cooperazione militare ed allo sviluppo, diversificazione delle forniture energetiche, gestione dei flussi migratori. Ricostruendo il quadro, pian piano il Piano Mattei prende forma e fin qui non vi sarebbe nulla di male. Osserveremo l’applicazione che a detta del governo sarà ben lontana da una visione neocolonialista del continente e ben attenta alla stabilità delle nazioni della regione.

Il bilancio della missione in Etiopia è ottimo. C’è grande voglia d’Italia e particolare attenzione per la nostra capacità di cooperare in modo non predatorio” ha detto la Meloni al termine della visita ad Addis Abeba.

Etiopia. Come la guerra ha impattato sull'economia del paese. ©WFP/Claire Nevill
©WFP/Claire Nevill

Oltre le crisi alimentari e umanitarie, rimangono sul tavolo questioni molto importanti come la violazione dei diritti umani e le responsabilità per i crimini di guerra commesse durante l’ultimo conflitto che ha coinvolto il nord dell’Etiopia e la lotta serrata ai militanti qaedisti in Somalia. Un paese alle prese con la completa instabilità da oltre 37 anni e dalla lotta ai militanti islamici da ben 17.

 

 

 

 

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