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Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, per non dimenticare

Il 29 novembre 1947, con la Risoluzione 181, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò il Piano di spartizione della Palestina per fare spazio alla creazione dello Stato di Israele (proclamato ufficialmente nel maggio 1948), insieme ad uno Stato arabo/palestinese. Fu una doccia fredda per i palestinesi, che vivevano pacificamente in una terra produttiva, godendo di un elevato grado di sviluppo socio-economico. Nel 1977, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite indisse la Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese da celebrarsi annualmente ogni il 29 novembre.

Quest’anno, le Nazioni Unite celebrano questa giornata internazionale con una mostra intitolata “Palestina: una terra con un popolo”. La mostra intende commemorare la Nakba palestinese (che significa “catastrofe”), l’evento traumatico che ha colpito il popolo palestinese, costretto a lasciare le proprie case e la propria terra per sfuggire alle uccisioni, e trasformatosi così in un popolo di profughi senza di fatto alcun diritto al ritorno, fintanto che Israele vi si oppone. In altre parole, la Nakba segna l’inizio della pulizia etnica della Palestina. Molti di questi profughi hanno trovato rifugio nella Striscia di Gaza, dove loro e i loro discendenti sono ora soggetti a quella che molti osservatori chiamano la Nakba 2023. La mostra, inaugurata oggi e aperta fino all’8 gennaio 2024 presso la lobby dei visitatori delle Nazioni Unite a New York, espone fotografie, video e opere d’arte raffiguranti la vita in Palestina, prima, durante e dopo il 1948. Il titolo della mostra è particolarmente significativo in quanto sembra contrastare la narrazione sionista – interiorizzata dalla cultura e dalla storia occidentale tradizionale – del popolo senza terra per una terra senza popolo, come a voler legittimare l’occupazione della Palestina.
Focalizzandoci sull’Africa, nonostante l’assenza di celebrazioni ufficiali, un gruppo di partiti politici, organizzazioni della società civile, sindacati, attivisti per i diritti umani, ecc. marceranno a Johannesburg chiedendo un cessate il fuoco permanente a Gaza. Il Sudafrica è uno dei pochi paesi ad aver interrotto i rapporti diplomatici con Israele per protestare contro i bombardamenti sulla Striscia di Gaza.
Dirigendoci verso nord, fermiamoci sull’Equatore, precisamente nella capitale dell’Uganda. Qui un gruppo spontaneo ed eterogeneo di persone si è riunito in più di un’occasione per dimostrare solidarietà alla popolazione di Gaza e sostenere la Società della Mezzaluna Rossa Palestinese. Lo scopo di questa mobilitazione è anche quello di aumentare la consapevolezza sulla difficile situazione palestinese ancora lungi dall’essere risolta, dal momento che il popolo palestinese non ha ancora ottenuto la piena realizzazione dei suoi diritti inalienabili, tra cui l’indipendenza e la sovranità nazionale. La popolazione di Kampala si sta radunando oggi, 29 novembre, più che mai poiché la strada verso la fine dell’occupazione israeliana e il rispetto dei diritti del popolo palestinese, anche attraverso la riabilitazione della sua storia, è ancora lunga e irta di ostacoli.

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