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Analisi & approfondimenti

Flussi migratori e accoglienza in Italia: costruire una risposta unita nell’Unione Europea

Negli ultimi anni, l’Italia ha affrontato una delle sfide più complesse e pressanti: i flussi migratori e l’accoglienza dei migranti provenienti da diverse regioni del mondo. Questi flussi, spesso innescati da conflitti, povertà e instabilità politica, hanno portato molti individui e famiglie a cercare rifugio o una migliore qualità di vita in Europa, con l’Italia…

Negli ultimi anni, l’Italia ha affrontato una delle sfide più complesse e pressanti: i flussi migratori e l’accoglienza dei migranti provenienti da diverse regioni del mondo.
Questi flussi, spesso innescati da conflitti, povertà e instabilità politica, hanno portato molti individui e famiglie a cercare rifugio o una migliore qualità di vita in Europa, con l’Italia che rappresenta uno dei principali punti di ingresso.

Tuttavia, il viaggio verso l’Italia è spesso segnato da pericoli e tragedie umanitarie.
I migranti sono costretti ad affrontare condizioni estreme e rischiano la vita durante la traversata del Mar Mediterraneo a bordo di fragili barconi come spesso riportano le cronache, ma non solo, la rotta balcanica è un’alternativa non meno pericolosa per i molti migranti che cercano di migliorare le proprie condizioni di vita nel vecchio continente cercando di raggiungerlo con ogni tipo di imbarcazione e, quasi sempre, eccessivamente carico di vite umane spesso di minori.

In passato, durante il picco della crisi migratoria nel 2015, la rotta balcanica ha visto un flusso significativo di persone (764.033* irregolari) che illegalmente, con la Grecia come principale punto d’ingresso, affrontavano un percorso che attraversa la Macedonia del Nord, la Serbia e altri paesi balcanici.
Negli anni successivi, l’UE ha adottato alcune misure per ridurre il flusso migratorio su questa rotta, implementando controlli alle frontiere e collaborando con i paesi della regione riuscendo a portare, nel 2018, a un flusso di soli 5.869* irregolari.
Nel 2022 c’è stato poi un forte incremento (circa 145.600*) e anche oggi, questa strada di accesso all’Europa, continua a richiedere attenzione e cooperazione tra gli Stati membri senza dimenticare che, da quanto ci raccontano gli immigrati “senza dimora” che hanno vissuto questa esperienza e che spesso ci capita di ascoltare sulle strade di Milano, resta una scelta piena di insidie e di dolore ma soprattutto rischiosa per abusi, sfruttamento e non ultimo per il traffico di organi e di esseri umani.

Questi flussi devono muovere l’opinione pubblica e suscitare un appello umanitario urgente per proteggere la vita e la dignità  delle persone.

La questione dell’accoglienza apre complessi dibattiti politici in Italia come politiche restrittive sull’immigrazione o maggiore apertura e inclusione. In questo contesto, diventa essenziale trascendere le ideologie di bandiera e ricordare la relazione che l’Italia dovrebbe intrattenere con l’Unione Europea per affrontare questa crisi congiunta.

L’articolo 5 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea include il principio di sussidiarietà tra i suoi principi generali, ma cosa si intende con questo principio?

In sintesi, il principio di sussidiarietà implica la decentralizzazione delle decisioni e si pone l’obiettivo della massimizzazione dell’efficienza e si dovrebbe applicare quando gli obiettivi non possono essere raggiunti in modo adeguato dal singolo stato membro o quando le questioni hanno un impatto che va oltre i confini nazionali.

Il principio di sussidiarietà implica in ogni caso il rispetto per l’autonomia e la responsabilità dei diversi livelli di governo o istituzioni, con l’obiettivo di evitare un eccessivo centralismo o decentramento.

Questo principio è così voluto da essere ratificato in altri documenti come  il “Trattato sull’Unione Europea (TUE)” all’articolo 5 e nel “Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE)” all’articolo 4.

Ma non conta solo la politica. Si ha anche il dovere morale di rafforzare il concetto di solidarietà europea e di farlo diventare motivazione essenziale nell’affrontare i flussi migratori.

Un approccio unitario all’interno dell’UE è ovviamente auspicabile, dato che ogni azione sarebbe maggiormente efficace nell’affrontare questa sfida. L’Italia, come gli altri paesi che sono geograficamente esposti all’affluenza migratoria, ha il dovere di essere forte e determinata promotrice di una politica di solidarietà che coinvolga la condivisione dei carichi tra i vari paesi membri, evitando di gravare sui primi paesi di accoglienza e garantendo una distribuzione equa dei migranti sul territorio europeo.

Inoltre, il sostegno finanziario ed economico è l’altro strumento da esigere dall’UE  al fine di fare fronte alle bisogni che l’accoglienza e l’integrazione dei migranti avvenga in modo dignitoso e garantendo cure qualitative a chi è già vittima. Programmi di finanziamento specifici potrebbero contribuire a rafforzare le infrastrutture di accoglienza, migliorare i servizi sociali e promuovere l’inclusione socio-economica dei migranti.

E’ triste pensare che la creazione di una politica migratoria comune sia un obiettivo ambizioso e improbabile principalmente per motivi economici, ma è fondamentale non desistere e comprendere che è il dovere fondamentale per qualunque comunità voglia considerarsi rispettosa dei diritti e basata su principi umanitari.
Inoltre sostenere questo sforzo permetterebbe di garantire una gestione più ordinata e strutturata dei flussi migratori e ridurrebbe la vulnerabilità dei migranti a rischi e abusi.

Sull’altro fronte, non meno importante e non meno complicato, è il dialogo con i paesi d’origine e di transito dei migranti. L’Unione Europea tutta (e non solo l’italia, Spagna e Grecia) dovrebbe intraprendere un dialogo costruttivo per affrontare le cause profonde dell’immigrazione irregolare e promuovere lo sviluppo sostenibile. Investire in progetti di sviluppo e cooperazione potrebbe ridurre la pressione migratoria verso l’Europa e fornire opportunità nei paesi di origine.

Infine, la riforma del sistema europeo di asilo. Questa riforma dovrebbe avere come obiettivo rendere la gestione degli asili più efficiente, garantendo una rapida valutazione delle richieste e una ripartizione equa dei richiedenti tra i vari paesi membri.

L’Italia non può più essere lasciata da sola e, come sancisce il principio di sussidiarietà, è insieme all’Unione Europea che si devono affrontare congiuntamente le sfide dei flussi migratori e dell’accoglienza. Una relazione basata sulla cooperazione, la solidarietà e la responsabilità condivisa è essenziale per garantire una risposta umanitaria ed efficace a questa crisi. Solo attraverso uno sforzo collettivo e una strategia comune, l’Italia e l’UE possono lavorare per creare un ambiente più stabile, inclusivo e sostenibile per i migranti, rispettando così i valori e gli ideali europei che l’hanno fondata.

*Fonte: Frontex

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Guido Gargiulo

Appassionato di Taiwan, Asia e Africa. Laureato in Lingue e Culture dell’Europa e delle Americhe presso l’Università L’Orientale di Napoli, ho approfondito lo studio del cinese al Taiwan Mandarin Educational Center e all’Istituto Confucio. L’Africa ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, con studi anche del Kiswahili, una delle lingue più parlate nel continente.

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