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“Fati e Marie non sono morte nei nostri cuori. Manifestiamo per loro insieme”. Appello di David Yambio, portavoce di Refugees in Lybia

«È con il cuore pesante che registro questo video. Fati Dosso non è morta, Marie, la sua bambina che aveva solo 6 anni, non è morta nel mio cuore. Da quando mi sono imbattuto in questa foto, non sono riuscito a dormire».
Inizia così l’appello di David Yambio, portavoce di Refugees in Lybia con il quale invita tutti a partecipare a una manifestazione davanti all’ambasciata  tunisina a Milano per ricordare la mamma e la bambina morte bel deserto tra Tunisia e Libia e protestare conto i nuovi accordi  che l’Europa ha sottoscritto per frenare i flussi migratori.
«È l’una di notte e non posso smettere di pensare a loro.  Questi pensieri mi perseguitano, è diventato un vero incubo dal quale non riesco a svegliarmi. Pato, il marito di Fati e padre di Marie, non lo abbiamo ancora rintracciato ma anche a suo nome qui in Italia proviamo a mobilitare una manifestazione davanti all’ambasciata tunisina a Milano e in altri paesi europei. Questi incubi che perseguitano le persone come me, cose che ho dovuto vivere e vedere in Libia, devono finire Ma ancora oggi in Europa, lo stesso crimine viene commesso contro persone che cercano una possibilità di migliorare la loro vita, una seconda possibilità per vivere la propria esistenza come merita qualsiasi essere umano. Come possiamo distogliere lo sguardo da queste cose? Se puoi andare in vacanza, per favore prenditi un giorno libero, tieni d’occhio i nostri tweet fino a quando non comunicheremo la data in cui vogliamo protestare davanti all’ambasciata tunisina affinché si assuma la responsabilità di queste morti. Ovunque vi troviate in Europa, il vostro contributo, la vostra presenza saranno molto apprezzati. Spero che tu possa sostenerci, Se non troveremo la loro famiglia, come stiamo tentando di fare da giorni, saremo noi la loro famiglia. Saremo la famiglia di Marie, saremo la famiglia di Fati Dosso. Ci assumeremo la responsabilità di lottare per la giustizia e per accertare la responsabilità della loro morte”.

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