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Etiopia, verso il voto del 21 giugno: la campagna elettorale della Prosperità

Le elezioni del 21 giugno (le seste dal rovesciamento della dittatura stalinista di Mengistu Haile Mariam nel 1991) si svolgeranno in un momento di diffusi disordini etnici, e sfide economiche, nonché di un conflitto di mesi nella regione settentrionale del Tigray, dove le Nazioni Unite avvertono che almeno 350.000 persone devono affrontare la carestia.

La maggioranza dei partiti di opposizione a livello nazionale ha boicottato le elezioni in quanto considerano che non vi siano le condizioni per svolgerle. Solo uno stuolo di partitini creati ad hoc dalla dirigenza nazionalista Amhara vi parteciperanno per dare l’illusione di elezioni inclusive. Circa 28 milioni di elettori sono stati privati del loro diritto di voto per assicurare al Partito della Prosperità una sicura vittoria in elezioni blindate.

La campagna elettorale è durata mendo di 12 giorni. Rari i comizi elettorali anche quelli indetti dal Premier etiope Abiy Ahmed Ali che concentra la sua campagna sui social media e sulle TV e Radio etiope di cui possiede il totale controllo, privando ai candidati dell’opposizione dei necessari spazi per esporre i loro programmi.

Una dei più significativi comizi elettorali del Premier etiope (in termini di partecipazione e di contenuti politici) si è svolta mercoledì 16 giugno presso lo stadio (stipato di gente) della città meridionale di Jumma. Per riempire lo stadio anche di semplici curiosi, il Ministero della Sanità, ha soprasseduto alle rigide regole sanitarie imposte per bloccare la diffusione dell’epidemia da Covid19 nonostante che anche in Etiopia si stia registrando l’insorgere della terza ondata causata dalla variante sudafricana.

Abiy Ahmed Ali è giunto allo stadio a bordo di un veicolo offerto inspiegabilmente dalle Nazioni Unite. Alla richiesta di spiegazione i funzionari ONU ad Addis Ababa si sono trincerati nel silenzio.

Abiy ha aperto il comizio affermando che le elezioni si terranno in un totale clima di pace nel Paese. “il mondo intero sta dicendo che stiamo ancora combattendo ma li mostreremo che hanno torto. Le elezioni si svolgono in un clima di pace e unità”. Il Premier ha negato che vi siano ancora in atto dei combattimenti in Tigray o in Oromia. Per lui vi è stato solo un’operazione di polizia contro la dirigenza del partito politico TPLF ora identificato come organizzazione terroristica dal governo centrale.

Abiy ha proseguito il comizio decantando le libertà civili e l’apertura della Democrazia da lui “coraggiosamente” volute affermando che solo il Partito della Prosperità è in grado di assicurare al popolo etiope un radioso futuro di progresso e di benessere dove tutti diventeranno ricchi e la povertà sarà un lontano ricordo.

Ha più volte spolverato lo slogan dell’Unità del popolo etiope, da lui introdotto nel 2018. “Mi rivolgo a tutti gli etiopi impegnati nella lotta per garantire un’Etiopia pacifica, democratica e prospera. Dobbiamo rimanere uniti in un solo spirito e in un solo cuore ricordandoci che non c’è forza sulla terra che possa fermarci!”

Di seguito ha denunciato il complotto internazionale dei nemici dell’Etiopia condotto da giornalisti e media al soldo del TPLF che diffondono falsa informazione e menzogne. “Dicono che stiamo ammazzando la nostra gente in Tigray. Lo affermano ogni giorno quando loro stessi sanno che il Tigray è pacificato da mesi. Parlano di una agguerrita resistenza armata del TPLF quando loro stessi sanno che le forze terroristiche sono ridotte a qualche insignificante sacca di resistenza e ben presto i dirigenti di questo gruppo terroristico saranno tradotti davanti alla giustizia. Parlano di ostacoli agli operatori umanitari in Tigray quando loro stessi per primi conoscono gli immensi sforzi del governo per assicurare l’assistenza sanitaria ai nostri connazionali in difficoltà nel Tigray a causa della distruzione delle infrastrutture pubbliche fatta dal TPLF in novembre, compresi acquedotti (che hanno avvelenato), scuole e ospedali. Nemmeno i monasteri sono stati risparmiati dalla loro furia.

Abiy, indossando occhiali da sole e un surreale smoking realizzato con tessuti tradizionali etiopi, ha concluso il comizio promettendo la rinascita della Grande Etiopia come potenza addirittura continentale grazie alla guida del Partito della Prosperità e ai suoi alleati, evitando però di citare il dittatore eritreo Isaias Afwerki. “Le forze che hanno salvato l’Etiopia dal collasso trasformeranno la regione del Corno d’Africa nel centro del potere e dell’economia dell’intera Africa”.

Le nostre fonti locali riferiscono che il Premier ha usato per il suo comizio le due sue lingue paterna e materna: il Afan Ormo e l’Amarico. Hanno inoltre riferito la presenza di dirigenti nazionalisti estremisti Amhara che prendevano diligentemente nota di ogni sua sillaba pronunciata…

Il comizio si è concluso con balli, canti e inni di gioia di una folla in delirio e incurante delle protezioni sanitarie contro la pandemia Covid19 a cui lo stesso Premier ha sempre affermato che sono applicate fermamente nel suo Paese senza alcuna eccezione.

Nello stesso giorno del comizio di Abiy i sostenitori dei partiti di opposizione sono scesi per le strade della capitale Addis Ababa per denunciare le elezioni da loro considerate una immensa farsa. La manifestazione fa seguito al rapporto pubblicato il 12 giungo dal Wolaita National Movement e dal Wolaita People Democratic Front (che partecipano alle elezioni) dove si denunciano le molestie subite dalla polizia federale per impedirgli la campagna elettorale e i numerosi arresti dei loro attivisti e quadri di partito.

I due partiti di opposizione hanno rivelato che sette membri di entrambi i partiti e due musicisti sono stati arrestati e condannati a due mesi di reclusione per aver composto un inno per la campagna elettorale. Alcuni candidati alle elezioni sono stati licenziati per ragioni sconosciute mentre a vari militanti che hanno partecipato alla campagna è stato bloccato lo stipendio senza spiegazione alcuna. Questo sarebbe avvenuto sia nel pubblico che nel privato impiego a seguito di “specifiche direttive” ideate dalla dirigenza nazionalista Amhara e diligentemente firmate dal Premier Abiy.

Il rapporto si conclude con un dettagliato elenco di numerosi episodi di intimidazione e di violenza da parte di criminali ingaggiati dal governo che hanno minacciato i militanti dei due partiti di severe rappresaglie se non avessero votato per il Partito della Prosperità, ricordando loro che la loro scelta elettorale non rimarrà segreta all’interno del seggio… I due partiti di opposizione hanno giustificato la loro partecipazione affermando che non sono dei burattini del governo e sono consapevoli che i risultati elettorali sono già stati stabiliti prima del voto. Come disperato tentativo hanno chiesto un’azione imparziale della Commissione Elettorale NEBE.

La protesta del Wolaita National Movement e del Wolaita People Democratic Front è stata sopportata anche da altri cinque partiti di opposizione che hanno scelto pure loro di partecipare alle elezioni: National Movement of Amhara, Balderas for True Democracy, Hiber Ethiopia Democratic Party, All Ethiopian Unity Organization e Enat Party.

Una dichiarazione congiunta ha espresso le loro lamentele sul processo elettorale. “Abbiamo partecipato al processo elettorale fin dall’inizio, credendo che la sesta elezione nazionale che si terrà in Etiopia farà fare al Paese un passo nella giusta direzione per la giustizia, la vera democrazia e la pace per il nostro popolo. Purtroppo queste elezioni sono svolte con una direzione ed intenti diametralmente opposti”.

A peggiorare la situazione e la credibilità delle elezioni giunge la decisione presa oggi dalla NEBE di impedire alla Commissione Etiope per i Diritti Umani (EHCR) di partecipare all’osservazione delle elezioni nei seggi. La EHCR da un mese è presa di mira dalla dirigenza nazionalista Amhara che l’accusa di prestare il fianco alle false accuse di irrealistici crimini commessi in Tigray, diffuse dall’estero ad opera di fiancheggiatori dei “terroristi” del TPLF.

Accusa rinnovata a seguito delle schioccanti dichiarazioni fatte lo scorso 15 gennaio dal Ministro degli Esteri finlandese e inviato speciale UE per l’Etiopia. Il Ministro Pekka Haavisto ha rivelato che durante l’ultimo incontro avvenuto ad Addis Ababa lo scorso febbraio le autorità etiopi hanno usato un linguaggio estremamente chiaro nei confronti della crisi in Tigray. “Mi hanno informato che distruggeranno il Tigray, che cancelleranno dalla faccia della terra la popolazione Tigrigna, che faranno in modo che il Tigray non esista più per i prossimi 100 anni” ha affermato il Ministro Haavisto.

Secondo le nostre fonti in loco la Commissione dei diritti umani EHCR ha chiesto al Presidente della NEBE, la Signora Birtukan Mideksa, di riesaminare la decisione e ha chiesto l’immediato rilascio delle carte di accreditamento sostenendo che l’Etiope Human Rights Commission Establishment Proclamation No.210/2000 (come emendato proclama n. 1224/2000) ha incaricato la commissione di “monitorare e tutelare i diritti umani” durante un’elezione.

La NEBE (sotto totale controllo della dirigenza nazionalista Amhara) ha riposto informando che non cambierà la sua decisione, spiegando che l’EHRC non è elencato come osservatore, agente di una società di media o partito politico, il consiglio non ha basi legali per rilasciare l’accreditamento.

Le nostre fonti affermano che i solo osservatori che saranno ammessi all’interno dei seggi sono attivisti del Partito della Prosperità o persone (anche straniere) che devono offrire reali e inconfutabili prove della loro lealtà al Premio Nobel per la Pace. L’Unione Europea ha deciso di non inviare i loro osservatori elettorali mentre gli Stati Uniti avanzano seri dubbi sulla legittimità delle elezioni della Prosperità.

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