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Rifugiati, 82,4 milioni in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani

Esattamente dieci annoiando  fa  ero a Ventimiglia. Volevo raccontare la Giornata  del rifugiato dal luogo dove le speranze di tanti potenziali richiedenti asilo si infrangono contro il muro dell’indifferenza di un Paese che ancora non si è dotato di una legge organica sul sistema della protezione internazionale.

Nelle oltre 10 ore trascorse di fronte alla Caritas, a ridosso della stazione, sì erano alternate decine di persone,  uomini, donne e bambini assistiti da volontari.
Seduti a terra, avevano tutti l’aria stanca. Il sole picchiava forte, ormai era estate. Alcuni si gettavano in testa quel poco d’acqua dell’ultima bottiglietta rimasta.
Oggi, a distanza di dieci anni, le scene sono le stesse. Solo una è cambiata: molto sono minori non accompagnati. L’anno scorso sono stati oltre 700, numero già superato nel 2021. Si muovono in piccoli gruppi e, sempre in gruppo, tentano di passare la frontiera
Le famiglie di origine fanno un vero e proprio investimento su di loro. Una volta arrivati in un Paese con opportunità di lavoro e vita sicura possono cominciare a pensare a chi hanno lasciato o a casa.
Continuano ad arrivare anche interi nuclei familiari, alcuni con bambini molto piccoli, anche di 10 giorni. Arrivano dal Sudan, dall’Eritrea, dalla Somalia, dalla Costa d’Avorio. Ma non solo dall’Africa. Ci sono tantissimi curdi, siriani, afghani che passano da Turchia, Grecia e infine Puglia.
L’Italia,  per la maggior parte di loro, rappresenta la fine del viaggio della speranza. Tanti di loro vengono fermati e rimandati nei paesi di origine.
Eppure il flusso di migranti non si ferma. Mai.
Nel 2020 il numero di persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani è salito a quasi 82,4 milioni, secondo l’ultimo rapporto annuale Global Trends dell’Unhcr pubblicato oggi a Ginevra.
Si tratta di un aumento del quattro per cento rispetto alla cifra record di 79,5 milioni di persone in fuga toccata alla fine del 2019. Il rapporto mostra che alla fine del 2020 c’erano 20,7 milioni di rifugiati sotto mandato Unhcr, 5,7 milioni di rifugiati palestinesi e 3,9 milioni di venezuelani fuggiti all’estero. 48 milioni di persone erano sfollati all’interno dei loro paesi. Altri 4,1 milioni erano richiedenti asilo. Questi numeri ci dicono che nonostante la pandemia e l’appello per un cessate il fuoco globale, i conflitti hanno continuato a costringere le persone ad abbandonare le proprie case.

“Dietro ogni numero c’è una persona costretta a lasciare la propria casa e una storia di fuga, di espropriazione e sofferenza. Meritano la nostra attenzione e il nostro sostegno non solo con gli aiuti umanitari, ma con soluzioni alla loro situazione”, ha detto l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi.
L’Unhcr, attraverso il suo più alto rappresentante, esorta i leader mondiali a intensificare gli sforzi per promuovere la pace, la stabilità e la cooperazione, al fine di fermare e iniziare a invertire la tendenza che vede crescere il numero di persone costrette alla fuga da violenza e persecuzione da quasi dieci anni. Le ragazze ed i ragazzi sotto i 18 anni, emerge dal rapporto, rappresentano il 42 per cento di tutte le persone costrette alla fuga. Sono particolarmente vulnerabili, specialmente quando le crisi continuano per anni.
Stime recenti mostrano che quasi un milione di bambini sono nati rifugiati tra il 2018 e il 2020. Molti di loro potrebbero rimanere tali ancora per molti anni.
Il rapporto rileva anche come al picco della pandemia nel 2020, oltre 160 paesi avevano chiuso le loro frontiere, con 99 Stati che non facevano eccezioni per le persone in cerca di protezione. Eppure, con misure adeguate – come screening medici alle frontiere, certificazione sanitaria o quarantena temporanea all’arrivo, procedure di registrazione semplificate e colloqui a distanza – sempre piu’ paesi hanno trovato il modo di garantire l’accesso all’asilo cercando, allo stesso tempo, di arginare la diffusione della pandemia. Mentre la gente continuava a fuggire varcando i confini, altri milioni di persone sono state costrette alla fuga all’interno dei loro stessi paesi. Alimentato soprattutto dalle crisi in Etiopia, Sudan, paesi del Sahel, Mozambico, Yemen, Afghanistan e Colombia, il numero di sfollati interni è aumentato di oltre 2,3 milioni. E il trend non è destinato a cambiare.

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