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Adil Belakhdim, sul lavoro e nella vita non esistono persone e morti di serie B

Sfruttamento, precariato, diritti negati, nessuna libertà di parola e morti sul lavoro. Lo sappiamo bene. La storia si ripete sempre, ma non sempre è una lezione piacevole da ripassare. Eppure non sono passati così tanti anni dalle prime conquiste ottenute dai sindacati e dai lavoratori a livello nazionale. Gli anni passati non sono poi così tanti. Sono molti di più i passi fatti indietro insieme ai giovani e ai meno giovani, uomini e donne, senza nessuna certezza per il futuro. E poi ci sono loro, gli immigrati provenienti dall’ Africa e dall’Asia, costretti a vivere quasi in condizioni di schiavitù. Ma anche stranieri un po’ più fortunati, anche se in realtà si contano sulle dita di una mano quelli che ce l’hanno fatta per davvero. Molti di loro sono dei fantasmi, persone di cui nessuno parla. Di questo passo il lavoro diventerà sempre di più un privilegio per pochi anziché un diritto di tutti e la mancanza di sicurezza nelle aziende provocherà sempre più morti. Oltre allo sfruttamento dei migranti ad opera di datori di lavoro spietati spesso veri e propri carnefici di questi ultimi. Dobbiamo fermare queste stragi. Troppi i caduti sul lavoro o in situazioni legate ad esso. Come il caso del sindacalista dei SiCobas ucciso questa mattina a Novara, durante una manifestazione sindacale, il 37enne di origini marocchine Adil Belakhdim, investito da un camion che forza il blocco allestito dal sindacato, con l’autista che si da alla fuga per essere rintracciato e arrestato poco dopo in autostrada dai carabinieri. E come dimenticare la storia di Soumalia Sacko, il migrante di 29 anni originario del Mali, assassinato il 2 giugno del 2018 in Calabria nei pressi di Vibo Valentia. Un ragazzo con permesso di soggiorno, attivista del sindacato USB e “residente” nella tendopoli di San Ferdinando. Stragi…si, ma anche omicidi padronali in una guerra tra poveri sempre vinta dai ricchi. Il padrone non ama l’immigrato e dà ancora più fastidio se fa parte di un sindacato. Ma Adil e Soumalia sono solo due dei tantissimi immigrati sfruttati o uccisi. Morti e lavoratori di serie B che non riempiono le pagine dei giornali e di cui non sentiremo mai parlare. Perché come già detto all’inizio: La storia si ripete sempre. Purtroppo.

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