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Etiopia, scontri e uccisioni tra Oromia e Tigray. Il premier: è un massacro etnico

Venti di guerra soffiano sempre più forte in Etiopia. Il governo etiope è pronto a rispondere con forza a una serie di attacchi verso civili nell’ultima settimana. Funzionari governativi hanno riferito che un numero imprecisato di persone, compresi bambini, è stato ‘massacrato’ in azioni terroristiche avvenute nella regione di Oromia, al confine con lo stato del Tigray, da dove sarebbe partito l’attacco. Il primo ministro, Abiy Ahmed, in un post su Facebook ha denunciato che l’uccisione di queste persone è avvenuta sulla base della loro etnia assicurando che il loro massacro non sarebbe rimasto impunito.
L’Unione Africana, dopo aver espresso vicinanza al premier, ha manifestato “profonda preoccupazione” per gli eventuali  sviluppi e l’aumentare delle tensioni.
Alcuno inviati UA saranno presto ad Addis Abeba per tentare di contenere l’escalation di violenze e agire per ridurre la tensione.
Ma se Abiy, che sembra l’ombra del Nobel per la pace del 2019, non modererà il linguaggio incendiario delle ultime ore, e non fermerà lo schieramento militare provocatorio già iniziato.
In caso contrario, si rischia di destabilizzare il paese e l’intera regione.
Costruire un consenso nazionale attraverso un dialogo nazionale inclusivo, che comprenda tutti gli attori politici interessati, è forse l’unica possibilità per scongiurare una guerra civile.

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