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Etiopia, ritornano le truppe eritree, alleate con gli Amhara?

Diverse fonti dell’opposizione eritrea affermano che almeno 500 soldati dell’esercito eritreo sono rientrati nel Tigray con l’obiettivo di prendere il controllo dei campi profughi di MayAyni e Adi Harish. Le truppe si troverebbero attualmente presso la località di Adi Goshu in direzione di Shire, dove all’inizio del conflitto avevano distrutto i campi profughi di Shemelba e Hitsats massacrando diverse centinaia di profughi eritrei.

Non si conosce l’attuale numero di profughi eritrei presenti in Tigray dopo le “purghe” effettuate dall’esercito eritreo da novembre 2020 a febbraio 2021, tuttavia allarmanti notizie di violenze stanno emergendo. Secondo l’agenzia stampa Associated Press, migliaia di rifugiati eritrei starebbero subendo un aumento delle violenze eseguite anche da soldati dell’esercito regolare del Tigray come forma di rivalsa alle violenze inflitte alla popolazione dai soldati eritrei durante i primi otto mesi del conflitto. Funzionari delle Nazioni Unite affermano che della non ben definite forze armate “hanno attaccato i campi, rapito o ucciso alcuni dei residenti e rubato loro cibo e beni”.

Secondo la testimonianza di alcuni rifugiati le violenze sarebbero state commesse da entrambe le parti. Nella prima fase della guerra soldati eritrei ed etiopi hanno attaccato e distrutto i campi profughi. Nell’attuale seconda fase (guerra totale nel paese) i soldati dell’esercito tigrino avrebbero trasformato i profughi eritrei in capro espiatorio. Alcuni residenti del campo di Abi Harush hanno riferito ad Associated Press che “le forze del Tigray hanno rapito più di una dozzina di rifugiati e hanno fatto irruzione in dozzine di case, rubando telefoni cellulari, cibo e altre forniture“.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha condannato gli attacchi contro i rifugiati eritrei affermando di essere “profondamente preoccupato per le notizie credibili di attacchi da parte delle forze militari affiliate al Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF) e delle milizie del Tigray contro i rifugiati eritrei nella regione del Tigray“.

Il governo del Tigray, democraticamente eletto nel settembre 2020 e reinsediato dopo la liberazione di Mekelle, rifiuta queste accuse, bollandole come infondate. “Le persone del governo regionale del Tigray ospitano rifugiati eritrei da oltre due decenni. Continuano ad essere i benvenuti. Il numero di rifugiati dall’Eritrea che entrano nel Tigray è in aumento. Ciò dimostra in modo evidente che i rifugiati eritrei si sentono più al sicuro nel Tigray che in Eritrea nonostante la guerra in corso”.

Secondo il TPLF si tratterebbe di una “campagna di propaganda del governo eritreo avente lo scopo di distogliere la comunità internazionale dalla realtà, ovvero che i rifugiati eritrei sono stati rapiti dalle truppe eritree e rimandati con la forza in Eritrea; alcuni costretti a unirsi ai combattimenti nel Tigray” La negazione dei crimini attribuiti è accompagnata da una richiesta di una indagine internazionale indipendente per appurare i fatti.

Oggi, 29 luglio, presso gli uffici di UNHCR ad Addis Ababa si è svolta una manifestazione di eritrei che chiedono alle Nazioni Unite di agire immediatamente per proteggere i rifugiati eritrei nei campi di Mai Aini e Adi Harush, evacuandoli. Richiedono inoltre di estendere la protezione UNHCR e la sua assistenza umanitaria anche agli eritrei attualmente ad Addis Abeba e in altri campi del paese. Non si riesce a comprendere se questa manifestazione pacifica sia spontanea o organizzata dal governo federale come arma di propaganda e forma di pressione verso le Nazioni Unite. È doveroso notare che tutti gli eritrei con lo statuto di rifugiati risiedenti nella capitale e in altre zone del Paese hanno sempre goduto dell’assistenza offerta da UNHCR. Assistenza che continua tutt’ora.

L’Eritrea sta anche dispiegando truppe al confine con il Sudan, secondo quanto riferisce il prestigioso quotidiano SudanTribune. Il concentramento di truppe eritree sarebbe iniziato lunedì 26 luglio presso la località del triplo confine di Hamdayet, dove si incontrano i confini sudanese-etiopico ed eritreo.

L’intelligence sudanese riferisce che l’esercito eritreo avrebbe allestito un campo militare provvisorio per minacciare la regione sudanese di Kassala e l’adiacente zona sudanese di Al-Fashqarivendicata dalla dirigenza nazionalista Amhara. Al di là della frontiera (in Etiopia) nelle aree di Shahidi e Jalqua, regione dell’Amhara da domenica 25 luglio si registrano pesanti scontri tra esercito regolare del Tigray e la milizia Amhara denominataKomnt.

Nel frattempo, il valico di frontiera di Galabat tra Sudan ed Etiopia continua a essere chiuso dopo il rifiuto delle autorità etiopi di rilasciare un capitano dell’esercito sudanese: Baha al-Din Youssef, arrestato mentre stava dando la caccia ai miliziani Ahmara che hanno rapito 3 bambini sudanesi vicino alla città di Galabat. Un soldato sudanese è stato ucciso in scontri tra forze sudanesi e miliziani etiopi nella località di confine di Basandadurante le operazioni di ricerca dei bambini scomparsi. I funzionari sudanesi ed etiopi si sarebbero incontrati lunedì per discutere della chiusura del confine, ma non ci sono informazioni sull’esito dell’incontro.

Secondo vari osservatori, tra cui ricercatori dell’associazione americana Word Peace Foundation, l’Eritrea avrebbe l’intenzione di consolidare le forze regionali dell’Amhara che sono state praticamente abbandonate dall’esercito federale dispiegato in difesa della capitale Addis Ababa e nella zona di Mille, Afar, per impedire che l’esercito regolare tigrino blocchi l’unico corridoio commerciale che il paese dispone per importazioni ed esportazioni: l’asse stradale ferroviario Gibuti – Addis Ababa. Questo ritiro è stato considerato dalla ultra destra Amhara come un alto tradimento. Gli estremisti Amhara controllano l’esercito regionale, le forze speciali e le milizie nella regione Amhara.

L’intento del dittatore eritreo Isaias Afwerki sarebbe quello di rafforzare le forze di difesa Amhara difendendole dall’esercito tigrino e alterando l’equilibrio delle forze che al momento è favorevole al Tigray. Afwerki cercherebbe anche una rapida escalation delle tensioni frontaliere con il Sudan nel tentativo di fare scoppiare una guerra regionale che farebbe entrare nel conflitto etiope attori esterni mettendo in serio rischio la stabilità del Corno d’Africa. Al momento queste intenzioni sono solo oggetto di ipotesi e tutti gli osservatori internazionali concordano che il ruolo dell’Eritrea rimane intrinsecamente imprevedibile.

Le offensive dell’esercito regolare del Tigray in Amhara e Afar sembrano essere state temporaneamente fermate. La città di Weldiya, capitale della zona Nord Wollo, Amhara sarebbe sotto controllo delle Tigray Defence Forces (TDF). Nei combattimenti sarebbe stato ucciso dai tigrini il Colonello Bezabih Bezu, comandante delle forze speciali Oromo.

Nell’Afar i combattimenti proseguono nell’asse stradale e ferroviario di Mille. Le forze tigrine non riuscirebbero a sfondare le difese delle milizie Afar, esercito federale e Guardia Repubblicana. Il corridoio Gibuti – Addis Ababa sarebbe stato bloccato più a nord da civili armati provenienti dalla Somali Region. La notizia è stata confermata dal governo della Somaliland, repubblica indipendente dalla Somalia fin dal 1991 ma non riconosciuta dalle Nazioni Unite.

I giovani somali armati avrebbero bloccato l’asse stradale e ferroviario a causa delle recenti incursioni di milizie Afar nella Somali Region. Da una settimana si assistono al confine tra le due regioni etiopi scontri tra le milizie contrapposte e coordinate dalle rispettive sedi regionali del partito al potere: il Prosperity Party. Se questi scontri dovessero continuare, diventerebbero credibili i “rumori” che il partito dell’unità etiope fondato da Abiy Ahmed Ali si starebbe disintegrando su base etniche-regionali.

Gli aiuti umanitari destinati al Tigray rimangono bloccati. Il direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale ha affermato che le scorte di cibo si esauriranno nel Tigray entro i prossimi quattro giorni se altri convogli non saranno ammessi immediatamente. Questa tragedia è dovuta dal blocco imposto dalle truppe federali che ha coinvolto 170 camion PAM pieni di viveri e medicinali. Il rappresentante degli Stati Uniti GerogoryMeeks, presidente della commissione per gli affari esteri della Camera, ha chiesto al governo etiope di interrompere immediatamente questo boicottaggio e di far passare i camion.Anche se non è mai stata espressa ufficialmente il blocco sarebbe dovuto dalla preoccupazione del governo di Abiy che all’interno dei camion del PAM vi siano armi e munizioni. I convogli delle Agenzie ONU godono a livello internazionale di protezione diplomatica che impedisce di perquisirli.

Dopo le innumerevoli speculazioni e teorie del complotto originate dalla chiusura dell’aeroporto internazionale di Bole, Addis Ababa (dovute unicamente dal maltempo) ora sui social si sta diffondendo la notizia che il Premier etiope sarebbe scappato diretto in una località estera sconosciuta. Notizia che, probabilmente è “fake” e rientrante nella guerra TPLF – Prosperity Party che infuria sui social media.

Come si può facilmente intuire se l’offensiva dell’esercito regolare del Tigray rimanesse bloccata nelle regioni di Afar e Amhara, impedendo la marcia sulla capitale, vi sono forti rischi di una guerra prolungata dove ogni etnia troverebbe lo spazio per proprie rivendicazioni tramite l’uso della forza e delle armi.

Per evitare questo scenario alla Jugoslavia e il rischio di una guerra regionale con Sudan ed Egitto (probabilmente cercato dal dittatore eritreo Afwerki), Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti stanno facendo pressioni sul Primo Ministro Abiy per avviare i negoziati con il TPLF. Secondo quanto riferito da fonti ufficiali Abiy continua a respingere ogni iniziativa di pace, compresa quella intentata dalla Chiesa Cattolica tramite i vescovi etiopi.

La ragione del rifiuto di Abiy alle trattative di pace proposte daUAE e USA è insita nella sua cultura di Warlord. Significherebbe riconoscere il TPLF come entità governativa il che per lui è impossibile. Piuttosto preferisce distruggere il paese ottenendo una vittoria su una montagna di cadaveri o perdere la guerra.

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