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Etiopia, civili adulti e bambini uccisi ad Axum in un nuovo bombardamento aereo in Tigray

Etiopia, civili adulti e bambini uccisi ad Axum in un nuovo bombardamento aereo in Tigray

Axum è stata bombardata alle 11.30, martedì 18 ottobre: l’ennesimo attacco aereo delle forze militari etiopi hanno colpito una città in Tigray uccidendo decine di civili, tra anziani e bambini. Non si hanno ulteriori dettagli in quanto l’area regionale è ancora chiusa ai media per veto governativo centrale. Dopo l’inizio della nuova grande offensiva di…

Axum è stata bombardata alle 11.30, martedì 18 ottobre: l’ennesimo attacco aereo delle forze militari etiopi hanno colpito una città in Tigray uccidendo decine di civili, tra anziani e bambini.

Non si hanno ulteriori dettagli in quanto l’area regionale è ancora chiusa ai media per veto governativo centrale.

Dopo l’inizio della nuova grande offensiva di guerra nella regione del Tigray scoppiata il 24 settembre, si sono intensificati gli attacchi aerei e bombardamenti da parte eritrea con il supporto delle forze etiopi. Attacchi aerei che hanno distrutto e bombardato aree residenziali, uccidendo adulti e bambini: tutto per perseguire la lotta e l’annientamento ad ogni costo del terrorismo da parte del governo etiope. Terrorismo raffigurato per la lege etiope dai membri del partito TPLF – Tigray People’s Liberation Front e da tutti i suoi sostenitori: ad oggi i resistenti delle forze tigrine, il TDF – Tigray Defence Forces, anche quelli che rivendicano la lotta per la propria stessa esistenza.

Domenica 25 settembre è stato bombardato e colpito anche un camion del WFP – World Food Programme ferendone il conducente.

Bombardamenti anche durante nel giorno di Meskel, il 27 settembre, durante le celebrazioni della Croce. Ad Adi Dairo sono stati massacrati adulti e bambini. 50 persone uccise e 2 operatori umanitari.

Eritrea, coercizione, arresti e rastrellamenti per proseguire la guerra in Tigray

Governo etiope supportato dalla vicina Eritrea di Isaias Afwerki. Guerra regionale che in questa intensificazione del conflitto, sono aumentati anche gli arruolamenti forzati di giovani eritrei da mandare al fronte, come per altro i rastrellamenti casa per casa. Coercizione dei familiari per obbligare i figli alla guerra. L’obiettivo finale del dittatore eritreo è perseguire l’annientamento totale di tutti i membri e sostenitori del TPLF – Tigray People’s Liberation Front.

Il regime eritreo non si ferma alla società civile, ma si impone anche sul mondo ecclesiastico.

Abuna Fikremariam Hagos
Abuna Fikremariam Hagos

Sabato 15 ottobre Abuna Fikremariam Hagos, vescovo cattolico di Segheneiti, è stato fermato all’aeroporto ad Asmara. In cella ad Adi Abieto anche don Mihretab Stefanos e il cappuccino padre Abraham. Non è dichiarato ufficialmente il motivo delle detenzioni e il governo non ha condiviso alcuna dichiarazione in merito.

Il vescovo Fikremariam si era espresso pubblicamente contro il coinvolgimento nella guerra. Aveva anche redarguito i fedeli che non potevano usufruire dei beni rubati dall’esercito alla popolazione del Tigray e messi in vendita nei mercati eritrei.

Negli ultimi 3 anni è bene ricordare il sequestro di strutture sanitarie cattoliche e delle scuole: attività di repressione e ritorsione verso tutti gli individui e realtà che hanno voluto denunciare l’oppressone del governo eritreo nei confronti del suo popolo e che hanno cercato di recriminare la guerra in Tigray.

La guerra diplomatica per la pace

L’1 ottobre l’Unione Africana come mediatrice per i colloqui di pace aveva invitato il governo etiope e il relativo governo tigrino ai colloqui di pace in Sud Africa: tutti e due avevano accettato. Incontro che doveva avvenire il fine settimana successivo, 8 e 9 ottobre, ma organizzato in gran fretta. Infatti l’evento è morto sul nascere per problemi organizzativi, o meglio le richieste di trasparenza da Moussa Faki Mahamat che ha replicato l’appello di chiarimento legittimo dei rappresentanti tigrini non ha avuto risposta dall’AU.

Il 15 ottobre l’Unione Africana emana un comunicato:

“Il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat, segue con grave preoccupazione le notizie di un aumento dei combattimenti nella regione del Tigray della Repubblica Democratica Federale d’Etiopia.

Il Presidente chiede con forza un cessate il fuoco immediato e incondizionato e la ripresa dei servizi umanitari.

Il presidente esorta le parti a riprendere l’impegno nel dialogo in base al loro accordo di organizzare colloqui diretti in Sud Africa da parte di un gruppo di alto livello guidato dall’Alto rappresentante dell’UA per il Corno d’Africa e sostenuto dalla comunità internazionale”

Ad oggi però non è stata ancora anticipata una nuova data per i colloqui di pace e sembra che la stessa UA non abbia il pugno duro per imporsi sulle parti per poter dirigere concretamente i dialoghi. Qualche osservatore per questo ha definito una mediazione farsa.

Comunicato Unione Africana
Comunicato Unione Africana

Sabato 15 ottobre Shire subisce un attacco aereo dove vengono uccisi altri civili e morirà il giorno dopo un operatore umanitario per le ferite riportate come riferito da IRC – International Rescue Committee.

Domenica 16 ottobre il governo del Tigray, considerato illegittimo dal governo etiope, ha fatto appello al’ Unione Africana dicendosi disposto al cessate il fuoco immediato sottolineando:

“La guerra a cui siamo stati costretti a prendere parte per salvare il nostro popolo dallo sterminio, a causa del flagrante disprezzo dei nostri avversari per le regole e le norme di base e l’intento genocida, ha creato una terribile crisi umanitaria.”

Rivolgendosi anche alla comunità internazionale:

“L’IC ha una scelta da fare: garantire l’immediata cessazione delle ostilità o aiutare il popolo del Tigray a difendersi dagli attacchi genocidi. Se non viene seguito nessuno dei due percorsi, le persone di Tigray continueranno a combattere per garantire la propria sopravvivenza.

Siamo pronti a rispettare l’immediata cessazione delle ostilità. Chiediamo inoltre all’IC di costringere l’esercito eritreo a ritirarsi dal Tigray, ad adottare misure concrete verso l’immediata cessazione delle ostilità e fare pressione sul governo etiope affinché si presenti al tavolo dei negoziati.”

Comunicato Gov. del Tigray
Comunicato Gov. del Tigray

Lunedì 17 ottobre il governo etiope replica con un comunicato che rivendica l’attacco per causa della ripresa del fronte di guerra da parte dei tigrini. Fronte iniziato dopo un periodo di tregua umanitaria indetta dal 24 marzo 2022 dal governo centrale: si è rivelata comunque vana nella quantità di aiuti alimentari e sanitari consegnati per i milioni di etiopi confinati tutt’oggi in Tigray ed ancora in attesa in una situazione di vita sempre più deteriorata.

Il governo etiope, per mezzo di volantinaggio aereo su diverse aree del territorio tigrino, ha lanciato un ultimatum alla popolazione: allontanrsi dalle aree militarizzate della resistenza tigrina in quanto target bellico delle forze etiopi e quindi soggette ad attacco e bombardamenti. Ci si potrebbe chiedere quali sono le effettive basi logistiche della resitenza del Tigray e da che aree dovrebbero allontanarsi i civili.

Volantino del gov. etiope alla popolazione in Tigray
Volantino del gov. etiope alla popolazione in Tigray

Il recente report dl team di esperti dell’ONU ha denunciato il governo di aver usato la politicizzazione della fame e il blocco delle forniture salvavita (cibo e medicinali) come arma considerandolo un crimine contro l’umanità.

Lunedì arriva anche la notizia che Shire, bombardato due giorni prima, è ora sotto il controllo delle forze militari dell’ENDF – Ethiopian National Defence Forces.

Contrasto stridente nelle narrazioni di guerra e disumanità sono i comunicati da parte dell’ Ufficio del Premier che lo immortalano in alcune foto di gruppo mentre è in sopralluogo a Gorgora per verificare l’avanzamento dei lavori del progetto di sviluppo in quell’area.

Lo stesso giorno di lunedì c’è stata la seduta del Consiglio di Sicurezza ONU in cui è stato discusso sull’escalation di guerra e di nuove atrocità in Tigray.

Il segretario Antonio Guterres ha rilasciato questa dichiarazione conclusiva:

“La situazione in Etiopia sta andando fuori controllo.

Violenza e distruzione hanno raggiunto livelli allarmanti.

Il tessuto sociale viene lacerato.

Le ostilità nella regione del Tigray devono finire ora, compreso il ritiro e il disimpegno immediato delle forze armate eritree dall’Etiopia.

Non esiste una soluzione militare.

Civili che pagano prezzi orribili.

Gli attacchi indiscriminati, anche nelle aree residenziali, uccidono ogni giorno più persone innocenti, danneggiando le infrastrutture critiche.

Racconti inquietanti di violenza sessuale e altre forme di brutalità contro donne, bambini e donne

Il livello dei bisogni è sbalorditivo.

Anche prima della ripresa delle ostilità, 13 milioni di persone avevano bisogno di aiuti umanitari in Amhara, Afar e Tigray

L’ONU è pronta a sostenere l’AU per porre fine a questo incubo.

La comunità internazionale deve ora radunarsi per la pace”

Nella guerra genocida in Tigray l’Eritrea ha un ruolo fondamentale, forse più di quanto viene percepito dalla comunità occidentale. Alcuni osservatori imputano che sia proprio il regime eritreo di Isaias Afwerki a tirare le redini, che lo abbia fatto fin dall’inizio e l’alleanza di Abiy Ahmed Ali e del suo governo sia solo strumentale all’obiettivo finale del dittatore eritreo: la cancellazione di quello che è il TPLF. Infatti nell’attuale guerra ci sono gli strascichi di vecchie tensioni geopolitiche che risalgono alla guerra di confine Etiopia, Eritrea del 1998/2000 in cui al governo come capo coalizione etiope c’era per l’appunto il partito tigrino.

Martedì 18 ottobre ulteriore comunicazione del governo etiope che dichiara:

“Come la dichiarazione rilasciata il 16 ottobre, l’ENDF si adopererà per evitare combattimenti nelle aree urbane. La massima cura che l’ENDF ha prestato quindi è riuscita a proteggere i civili dai danni. L’ENDF ha preso il controllo delle città di Shire, Alamata e Korem senza combattere nelle aree urbane.”

Ed aggiunge che le aree oggi sotto il controllo dell’esercito etiope fungeranno da punti di riferimento per aprire 2 vie per il passaggio dell’accesso umanitario, coordinandosi con le agenzie: per cui ci vorrà del tempo per poter ripristinare e mettere in operatività quelle strade.

Comunicato Gov. etiope - accesso umanitario
Comunicato Gov. etiope – accesso umanitario

Non è dato sapere se sarà effettivamente così visto che questa guerra, oltre che con massacri e disumanità avvenuta sul campo di battaglia, si è e si sta combattendo anche a suon di comunicati che molte volte si sono verificati come parole vuote senza riscontro concreto. Altre volte sono stati screditati dagli atti disumani sul campo, come l’uccisione di civili da parte dei bombardamenti aerei.

In tutto questo la comunità occidentale, gli USA e l’Europa ricoprono il ruolo di osservatori e giudici, aspettando che i problemi africani vengano risolti da soluzioni africane, seguendo in maniera interessata la politica di non ingerenza. Da parte del governo etiope anche se c’è il supporto alla campagna di propaganda di “giù le mani dall’Etiopia” come strumento di distrazione di massa. D’altro canto c’è anche da considerare che una ingerenza in maniera diplomaticamente coordinata a livello internazionale potrebbe essere l’espediente per perseguire il “mai più” e un percorso di tutela dei diritti e delle vite di milioni di persone nel nord Etiopia, in Tigray, che ancor oggi vivono in stato regionale di agonia.

Il 4 novembre 2022 saranno 2 anni esatti dallo scoppio della guerra genocida iniziata in Tigray: guerra e catastrofe umanitaria ancora in atto, nell’indifferenza del resto del mondo impegnato su altri fronti in tutela di risorse molto più interessanti.


La redazione di Focus on Africa continuerà a dare voce a chi non ha voce, la società civile e la diaspora in Italia, inascoltata dalle istituzioni. Si appellerà al governo per chiedere trasparenza e posizione nei confronti della catastrofe umanitaria in atto in Tigray. APPELLO Verità e giustizia per il Tgray

Foto di testa: Una donna passa davanti alle macerie di un edificio danneggiato dai combattimenti nella città di Shire, regione del Tigray, Etiopia, 17 marzo 2021. Foto scattata il 17 marzo 2021. REUTERS/Baz Ratner

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