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Speciale Etiopia

Etiopia, bombardamenti e violenze durante e dopo i negoziati di pace per il Tigray

Etiopia, bombardamenti e violenze durante e dopo i negoziati di pace per il Tigray

In Tigray, stato regionale settentrionale dell’Etiopia, 2 anni fa esatti, 4 novembre 2020, iniziava la guerra genocida. Venerdì 4 novembre in Italia la diaspora tigrina ha organizzato una manifestazione a Roma per commemorare per il secondo anno le vittime del genocidio in Tigray. Genocidio non riconosciuto dagli USA e dall’Europa, ma che praticamente è sotto…

In Tigray, stato regionale settentrionale dell’Etiopia, 2 anni fa esatti, 4 novembre 2020, iniziava la guerra genocida.

Venerdì 4 novembre in Italia la diaspora tigrina ha organizzato una manifestazione a Roma per commemorare per il secondo anno le vittime del genocidio in Tigray. Genocidio non riconosciuto dagli USA e dall’Europa, ma che praticamente è sotto gli occhi del mondo intero.

Commemorazione globale e condivisa in altre parti del mondo. La diaspora in Italia, dopo due anni, è ancora inascoltata dalle istituzioni di governo: l’appello inviato alla Farnesina dalla redazione di Focus On Africa per dare voce anche a parte della società civile italiana attende risposta.

Il 2 novembre 2022, dopo più di una settimana di colloqui in Sud Africa, tramite la mediazione dell’ Africa Union si è arrivati a siglare un accordo di pace: meglio considerarlo un accordo di tregua, di cessazione delle ostilità.

La pace vera per la società ha bisogno di tempo e un percorso lungo.

Questi tavoli negoziali sono i primi in cui si sono visti ufficialmente dialogare le parti, governo federale etiope e il TPLF, i rappresentanti del Tigray.

Durante i colloqui sono perdurati i bombardamenti e gli attacchi e le violenze prendendo di mezzo i civili.

L’ultima segnalazione proprio il giovedì 3 novembre, in cui Tigrai Tv ha denunciato un bombardamento aereo delle forze etiopi a Maichew (Mai Ceu – ማይጨው) villaggio sulla strada tra Alamata (ኣላመጣ) e Mekellé. Ci sono state vittime e feriti tra cui donne e bambini.

Lo stesso giorno sempre Tigrai Tv riporta l’uccisione di un bambino di 3 anni ad Adigrat sempre per mezzo attacco aereo.

Sabato 26 ottobre, durante i colloqui di pace la forza militare etiope ha bombardato Indachiwa vicino a Indaba Tsahma. Almeno 2 abitanti sono stati uccisi e molti altri feriti. Causato danni significativi ai campi coltivati e al bestiame.

Venerdì 28 ottobre viene segnalato che una donna insieme ai suoi 2 figli, 5 e 7 anni, scappati da Humera, Tigray occidentale, ed arrivati ad Adigrat sono stati l’ennesime vittime di un bombardamento aereo.

In queste ultime 48 sembra che anche Entichew (Enticho) sia stata presa di mira. Non è possibile una confutazione indipendente in quanto i media stranieri non hanno il diritto di accesso alla regione del Tigray da veto governativo etiope.

Giovedì 3 novembre l’Health Professionals Network for Tigray – HPN4Tigray, “organizzazione volontaria senza scopo di lucro di professionisti sanitari che mira a curare e ricostruire le comunità nel Tigray e oltre” condivide il messaggio di operatori sanitari tigrini che denunciano.

Donne e ragazze in grado di raggiungere Mekellé dalle città vicine occupate dalle forze etiopi ed eritree arrivano con corpi picchiati, contusi e crivellati con bruciature di sigaretta inflitte dai soldati.

Coloro che sono in grado di parlare nonostante il trauma delle violenze e degli abusi subìti, riferiscono che ai soldati viene dato l’ordine di catturare chiunque fugga e imprigionarlo in campi in cui donne, ragazze, uomini e ragazzi sono soggetti a molteplici, se non innumerevoli, aggressioni sessuali e stupri.

HPN4Tigray specifica che l’assedio di quasi 2 anni al Tigray, che sta ostacolando gli aiuti umanitari, comprese le forniture mediche, rende quasi impossibile per questi professionisti sanitari eseguire trattamenti post-aggressione come misure preventive contro malattie sessualmente trasmissibili, compreso l’HIV e le gravidanze forzate.

L’accordo di tregua prevede il cessate al fuoco immediato tra le parti dopo la sottoscrizione dello stesso: il documento ufficiale, ad oggi venerdì 4 novembre, non è stato ancora pubblicato e condiviso al mondo.

L’accordo di tregua è stato stipulato tra il governo etiope e il TPLF, il partito rappresentante del Tigray.

Ai tavoli negoziali non è stata invitata l’Eritrea del dittatore Isaias Afwerki il cui esercito militare è ancora in prima linea protagonista fin dall’inizio della guerra genocida ed invasore del Tigray.

Una pedina così importante non è nemmeno stata esplicitamente nominata nel testo dell’accordo.

Come non è stata citata la gestione dei criminali e delle responsabilità sui crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati o come si risolverà la posizione geo politica del TPLF, se con un condono o con altri sistemi.

Anche in Oromia i civili vengono attaccati

Anche in Oromia si continua a morire ed i civili sono presi di mira con la stessa strategia bellica “anti terrorismo” governativa contro i gruppi ribelli, in questo caso l’OLA – Oromo Liberation Army (detto Shene). Una guerra che nessuno racconta, ma che è ancora attiva.

Giovedì 3 novembre fonti riportate da OMN – Oromia Media Network hanno dichiarato che oltre 80 civili sono stati uccisi da un attacco di droni a Bila, Boji Wollega.

Secondo i rapporti, l’attacco è stato indiscriminato, provocando la morte di civili tra cui donne e bambini.

L’accordo, dopo 2 anni, è stato il primo vero passo per la via della pace.

Dopo 2 anni di guerra con più di 500.000 morti i negoziati hanno messo ulteriore carne al fuoco dal punto di vista diplomatico: è come camminare sulle uova. Ci sono ancora molti punti e ombre da risolvere, discutere, capire ed interpretare.

I milioni di etiopi in Tigray attendono, come sancito dall’accordo, la riattivazione dei servizi di base (conti correnti, elettricità, linea telefonica ed internet) che sono stati politicizzati come moneta di scambio: stessa sorte del supporto umanitario negoziato ai colloqui di tregua in Sud Africa.

In tutto questo il popolo del Tigray aspetta ancora un segnale di cessazione delle violenze e la consegna di materiale umanitario, alimenti e medicinali, forniture igienico sanitarie per gli ospedali.

Ad oggi solo il 10% delle strutture ospedaliere nella regione è attivo, ma in mancanza di medicine e cure per i pazienti. Il 90% degli ospedali distrutto, saccheggiato e reso inattivo: crimine di guerra.

Il report UNOCHA di martedì 1 novmebre riporta che:

“I convogli stradali verso il Tigray rimangono sospesi, ostacolando il trasporto di beni umanitari essenziali e la rotazione del personale umanitario”

Aggiungendo:

“I partner nutrizionali hanno segnalato la mancanza di forniture per il trattamento di oltre 25.500 bambini gravemente malnutriti nella regione. I partner sanitari hanno anche riferito che i medicinali e le forniture mediche si stanno esaurendo.”

Le persone stanno continuando a morire, non solo per i bombardamenti, ma anche per malattie normalmente curabili.

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Guido Gargiulo

Appassionato di Taiwan, Asia e Africa. Laureato in Lingue e Culture dell’Europa e delle Americhe presso l’Università L’Orientale di Napoli, ho approfondito lo studio del cinese al Taiwan Mandarin Educational Center e all’Istituto Confucio. L’Africa ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, con studi anche del Kiswahili, una delle lingue più parlate nel continente.

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