I temi della Cop-27 meriterebbero enorme attenzione. Ma la decisione di svolgere una conferenza globale sulla crisi climatica in uno stato, l’Egitto, dove c’è una profonda crisi dei diritti umani, rischia di metterli in secondo piano.
C’è una questione persino più urgente delle inondazioni, della siccità e degli incendi che hanno assunto ormai una dimensione globale: una storia che si svolge in una prigione egiziana, quella di Wadi al-Natrum, ma che ha assunto a sua volta una dimensione globale.
Alaa Abd el-Fattah, “il Gramsci d’Egitto”, tra gli ispiratori e i protagonisti della rivoluzione del 25 gennaio 2011 che mise fine al trentennio di potere di Hosni Murabak, sta scontando una condanna a cinque anni di carcere, inflittagli alla fine del 2021 per reati di opinione.
Da aprile ha intrapreso uno sciopero della fame, la cui durata ha ormai superato i 210 giorni. Dal 1° novembre ha rinunciato anche alle 100 calorie che lo hanno tenuto finora in vita. Dal 6 novembre, giorno d’inizio della Cop-27, sarà sciopero totale, anche della sete. O verrà liberato o morirà proprio mentre il mondo sarà riunito a Sharm el-Sheikh.
Martedì 8 a Roma, alle 17.30 di fronte all’ambasciata del Regno Unito (stato di cui Alaa è cittadino), Amnesty International Italia e Egypt Wide chiederanno la scarcerazione di Alaa. Prima che sia troppo tardi.