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Addis Abeba. Impennata del costo della benzina

Etiopia. Benzina e materie prime, impennata dei prezzi

Prezzo della benzina e situazione interna. Come la guerra in Ucraina può avere effetti sull’economia dello stato africano.

La guerra tra lo stato federale e le forze armate del Tigray, che va avanti da oltre due anni, ha creato devastazioni in ampie zone della federazione.

I saccheggi e le distruzioni di interi parchi industriali e campi agricoli, lo sfollamento interno della popolazione, la mancanza di sicurezza in intere aree del paese, l’impoverimento progressivo della popolazione anche a causa dei raccolti mancati a causa dei combattimenti, la lacerazione del tessuto sociale del paese sono tutte cause che hanno fatto frenare una delle economie più importanti del continente.

Con una crescita media del Pil dell’8,9% tra il 2000 e il 2020, l’Etiopia è uno dei leader africani, osservati speciali, a livello internazionale.

Una serie di problematiche interne – miseramente sintetizzate – alle quali oggi si sommano gli effetti di una congiuntura internazionale a dir poco negativa: dipendente dalle sorti del conflitto tra Ucraina e Russia, che ha causato l’innalzamento dei prezzi di molte materie prime.

Mercoledì scorso, i cittadini etiopi hanno visto schizzare i prezzi della benzina e del gasolio. Un salto oltre il 30% che ha causato lunghe code ai distributori ed un malumore generalizzato.

Il prezzo della benzina alla pompa è balzato di quasi il 30% a 48,83 birr (circa 94 centesimi di dollaro USA), mentre il diesel è salito di quasi il 40% a 49,02 birr con il nuovo regime dei prezzi che sarà in vigore fino al 6 agosto, come confermato dal Ministero del Commercio etiope che ha aggiunto che allo stato attuale ed ai prezzi odierni, il costo del carburante per i cittadini etiopi dovrebbe costare circa il doppio.

E’ noto come il governo alleggerisca il costo del carburante attraverso dei sussidi che oggi coprono il 75% circa del costo finale, con un 25% a carico del consumatore finale.

Ma questo aumento va ad aggiungersi all’aumento che il governo aveva già operato nel mese di Maggio e soprattutto all’aumento dell’inflazione che ha causato l’impennata dei prezzi di molti beni di prima necessità.

Il paese del Corno d’Africa, con oltre 110 milioni di persone, ha visto l’inflazione oscillare intorno al 35% negli ultimi sei mesi, con i prezzi dei generi alimentari in particolare che hanno registrato un forte aumento.

Un’impennata che è andata ad intaccare le riserve valutarie del paese, che importa gran parte dei prodotti consumati al proprio interno.

Le importazioni di prodotti petroliferi nei primi nove mesi dell’anno fiscale 2021/2022 sono aumentate del 75% a 2,2 miliardi di dollari e quelle di cereali del 121% a 1,8 miliardi di dollari.

Secondo il report sul primo quadrimestre dell’anno pubblicato dal fondo di investimento etiope Cepheus Capital, questo ha portato a registrare il livello più basso nell’ultimo decennio di riserve di valuta estera.

Tutto ciò significa che il treno “Etiopia”, il suo modello di sviluppo, la sua storia di successo degli ultimi 20 anni sia definitivamente deragliato?

No, ma dovremmo prestare attenzione agli sviluppi futuri, interni ed esterni. Se sugli esterni lo spazio di manovra è limitato, su quelli interni si può e si dovrà agire.

La guerra nel Tigray è solo l’ultimo -il più grave e il più duro- contraccolpo per l’economia etiope (non tocco né il lato umano né quello legato ai crimini di guerra ampiamente verificati). Il rallentamento dell’economia cinese – a cui Addis Abeba è fortemente legata – aveva già sortito i suoi effetti.

La pandemia, l’invasione delle locuste nel 2019, 2020 e 2021, la siccità che sta colpendo duramente le regioni del sud del paese, avevano messo a dura prova la tenuta del sistema Etiopia.

Oggi l’Etiopia si trova ad affrontare di nuovo la sfida dell’insicurezza alimentare e della fame, fattori sui quali aveva fatto nell’ultimo ventennio passi da gigante. Per affrontare questa fase, il paese dovrà risolvere -attraverso un vero processo di pacificazione – la guerra con il Tigray, ristabilire la sicurezza interna alle tante aree oggi soggette a combattimenti, innescare un processo politico adeguato ad affrontare le tante conseguenze della guerra.

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