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Etiopa, rappresentante speciale Onu denuncia “stupri di massa” nel Tigray

Centinaia di donne vittime di stupro utilizzato come arma di guerra. È questa l’ultima orribile notizia che ci arriva dall’Etiopia. La rappresentante speciale delle Nazioni Unite sulle violenze sessuali nei conflitti, Pramila Patten, si è detta “molto preoccupata” per le gravi accuse di violenza sessuale nella regione del Tigray, compreso un numero elevato di presunti stupri nella capitale, Macallé.
In una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio, la rappresentante Onu ha riferito anche di notizie “inquietanti” di individui presumibilmente costretti a stuprare membri della loro stessa famiglia, sotto minaccia di imminente violenza. Secondo quanto riferito, alcune donne sono state anche costrette da militari a fare sesso in cambio di beni di prima necessità. mentre i centri medici hanno indicato un aumento della domanda di contraccezione di emergenza e test per le infezioni sessualmente trasmissibili (Ist) che e’ spesso un indicatore della presenza di violenze sessuale nei conflitti. Inoltre, ci sono sempre più segnalazioni di violenza sessuale contro donne e ragazze in un certo numero di campi profughi.

Pur rilevando la instabile situazione della sicurezza nella regione del Tigray, l’accesso fisico ostacolato in molte parti e la terribile situazione dei civili, in particolare dei rifugiati, secondo l’inviata speciale rimane fondamentale che agli attori umanitari e agli osservatori indipendenti dei diritti umani venga concesso un accesso immediato, incondizionato e sostenuto a l’intera regione del Tigray, inclusi agli sfollati interni e ai campi profughi dove i nuovi arrivati avrebbero riferito di casi di violenza sessuale. L’assistenza medica e psicosociale immediata deve essere accompagnata da misure di protezione, per garantire che coloro che sono stati costretti a lasciare le proprie case a causa della violenza non siano esposti a ulteriori rischi di violenza sessuale all’interno dei campi. Ciò include gli oltre 5 mila rifugiati eritrei dentro e intorno all’area di Shire che vivono in condizioni disastrose, molti dei quali – secondo quanto riferito alle agenzie Onu – dormivano in un campo aperto senza acqua ne’ cibo, cosi’ come gli oltre 59 mila etiopi che sono fuggiti dal Paese nel vicino Sudan. Le Nazioni Unite stimano che di questi rifugiati, oltre il 25 per cento siano donne e ragazze in età riproduttiva.
Oltre a ciò, prosegue la dichiarazione, l’accesso limitato agli aiuti umanitari e le risorse limitate per i fornitori di servizi hanno ridotto la disponibilità, di cure sanitarie essenziali e di assistenza per le sopravvissute alla violenza sessuale, compresa l’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva. Anche l’accesso all’assistenza salvavita, come kit per la dignità, kit post-stupro, cure per prevenire la trasmissione di Hiv e Ist e supporto psicosociale e’ fondamentale. Di conseguenza, sono urgentemente necessari maggiori finanziamenti e sostegno per aumentare la fornitura e la copertura dei servizi essenziali. “Chiedo a tutte le parti coinvolte nelle ostilità nella regione del Tigray di impegnarsi in una politica di tolleranza zero per i crimini di violenza sessuale, in linea con i rispettivi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Pur prendendo atto delle missioni di monitoraggio e indagine recentemente condotte dalla Commissione etiope per i diritti umani (Ehrc) nel Tigray occidentale e nella regione dell’Amhara, “chiedo al governo dell’Etiopia di esercitare ulteriormente i suoi obblighi di due diligence per proteggere tutti i civili da atti sessuali e di altro tipo di violenza, indipendentemente dalla loro origine etnica e dagli sfollati a causa del conflitto, e per consentire prontamente un’indagine indipendente su tutte le accuse di violenza sessuale e altre forme di violenza, per accertare i fatti e ritenere i responsabili responsabili, fornire risarcimento alle vittime e prevenire ulteriori gravi violazioni”, ha concluso Patten

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