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End impunity day, l’uccisione in Somalia di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin caso emblematico

La giornalista Ilaria Alpi nasce a Roma il 24 maggio 1961. Nella capitale si diploma al Liceo Tito Lucrezio Caro e consegue poi la laurea con il massimo dei voti presso l’Istituto di Lingue orientali dell’Università La Sapienza di Roma. Data la sua grande conoscenza delle lingue francese, inglese e arabo, comincia le sue prime esperienze giornalistiche dal Cairo per le testate L’Unità e Paese Sera. In seguito viene assunta dalla Rai dopo aver vinto una borsa di studio nel 1990, diventando così inviata del tg3. Ilaria è appassionata di cultura araba, innamorata dell’ Islam e dell’Africa e questa sua grande passione la porta, dopo tanti servizi girati in varie parti del mondo, a svolgere il suo lavoro di giornalista in Somalia. In terra somala Ilaria Alpi ci si reca per ben sette volte, dal 1992 al 1994. La Somalia è una terra devastata, distrutta dalla guerra civile dopo la caduta del dittatore Siad Barre e contesa da Ali Mahdi e dal generale Aidid. Mogadiscio è una città divisa in due. Nonostante questo clima infernale, Ilaria svolge il suo lavoro con grande determinazione. La ragazza ascolta la voce delle persone, racconta le loro storie, si cala profondamente nei panni della gente somala ed indaga in prima persona su tutti i fatti riguardanti la capitale Mogadiscio. Le sue indagini la portano a scoprire un probabile coinvolgimento dei servizi segreti italiani attorno ad un traffico di rifiuti tossici e di armi. Nello stesso periodo, un informatore della Alpi sul tema dei rifiuti tossici, il sottoufficiale del Sismi, Vincenzo Li Causi, viene ucciso in Somalia in circostanze mai chiarite. Ma Ilaria non si ferma, e si reca, il 20 marzo 1994, accompagnata dal suo nuovo operatore Miran Hrovatin, a Bosaso per intervistare il “Sultano” Abdullahi Moussa Bogo, che riferisce alla Alpi alcune informazioni sui rapporti tra alcuni funzionari italiani e il dittatore Siad Barre. Fatti risalenti alla fine degli anni 80. Al termine dell’ intervista, nel viaggio di ritorno, i due vengono colti di sorpresa in un agguato a Mogadiscio, nei pressi dell’ Ambasciata Italiana, poco distante dall’hotel Hamana. Ilaria e Miran vengono uccisi in un modo atroce che sembra quasi ricordare un’esecuzione. Tanti i depistaggi, i misteri, le domande senza risposta che girano intorno all’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Indelebile l’immagine del giornalista Flavio Fusi del tg3 in lacrime nel dare la notizia della morte della collega. A scontare la pena per l’omicidio di Ilaria e Miran, condannato a 26 anni di reclusione, Omar Hashi Hassan, accusato da Ali Rage Ahmed, soprannominato “Gelle”, di essere uno dei principali colpevoli della morte dei due giornalisti. Ma lo stesso Gelle, viene poi processato per falsa testimonianza, dopo aver ammesso di essere stato pagato per accusare Hassan. Quello di Ilaria Alpi è forse uno dei tanti casi senza risposta che non si possono riassumere in poche semplici righe. Forse perché qualcuno non vuole che venga risolto. A qualcuno forse va bene così. Ad ogni modo, nessuno potrà mai impedirci di ricordarla e di raccontare la sua storia. Ora Ilaria Alpi riposa in pace nel cimitero Flaminio di Roma. Quello di Ilaria e Miran è uno degli 80 casi di giornalisti uccisi senza verità e giustizia, come ricordato dall’iniziativa dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai, che ha proiettato sulla facciata della sede di viale Mazzini i nomi di tutte le vittime..

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