vai al contenuto principale

Egitto, matrimonio part time per le donne i cui diritti sono pressoché nulli

Pur avendo una Costituzione e un governo laici, la religione mussulmana ha un grande peso nella società, capace di indirizzate le scelte politiche. Questa influenza è stata palese sotto il governo di Mohamed Morsi e dei Fratelli Mussulmani. Nonostante che il Generale Al-Sisi abbia compiuto un golpe destituendo il Presidente Morsi, deceduto in prigione il 17 giugno 2019, l’influenza delle forze mussulmane più arcaiche persiste tutt’ora.

Seppur godendo di relative libertà le donne egiziane sono sottoposte alla doppia tutela morale dei padri / mariti e della religione. Essere una donna nubile o divorziata in Egitto significa esporsi ad una subdola esclusione sociale in quanto il ruolo femminile è generalmente inteso come “l’angelo del focolare”. Il diritto dell’uomo alla poligamia è prassi comune nonostante non sia riconosciuto dal codice civile. Due settimane fa l’avvocato Ahmed Mahran ha proposto una legge che consenta agli uomini di contrarre un matrimonio part-time con donne non sposate o divorziate al fine di salvare il nucleo familiare.

Partendo dal constato che molti uomini hanno due o tre mogli, di cui una sola riconosciuta dalla legge, l’avvocato Mahranintravvede nel matrimonio part-time una soluzione per evitare i divorzi e tutelare la prima moglie. Questo particolare matrimonio consisterebbe nella possibilità di stipulare un contratto a tempo determinato che preveda l’unione con la seconda o terza moglie in determinati giorni della settimana se essa risiede nella stessa città della prima moglie. In caso che risieda in altre città o regioni l’uomo può contrarre un matrimonio part-time limitato ad un periodo di tempo concordato con le parti.

Mahran afferma che questa proposta di legge è stata ideata per tutelare le donne, limitare i divorzi ed evitare il dilagare di concubine e prostitute. La proposta di legge non specifica alcun dovere da parte del “marito” dinnanzi ad una eventuale nascita di figli durante il matrimonio part-time.

La società civile e i gruppi femministi egiziani hanno respinto con indignazione la proposta di Mahran affermando che il matrimonio part-time ridurrebbe le donne ad una semplice merce aumentando a dismisura il potere dell’uomo, perpetuando la cultura della discriminazione sessuale. Nonostante queste giuste osservazioni, la proposta sta riscuotendo un largo consenso tra la popolazione egiziana, ovviamente maschile.

La proposta dell’avvocato Mahran si inserisce nel delicato dibattito avviato dal governo egiziano relativo ad alcuni emendamenti sullo statuto della donna egiziana. Tra gli emendamenti vi è la possibilità di annullazione del matrimonio da parte di una donna costretta a sposarsi senza il suo consenso, la possibilità per le donne di prendere decisioni riguardanti l’educazione e la sanità dei propri figli e l’annullazione del reato di adulterio e il riconoscimento delle violenze familiari. Questi emendamenti sono stati accolti positivamente dalle associazioni dei diritti umani e dalla società civile ma fortemente contrastati dalla maggioranza della popolazione rurale. Essendo essa la base del consenso del Generale Al-Sisi, l’iter legislativo di questi emendamenti è stato congelato.

La condizione femminile in Egitto è fortemente penalizzata sia dalla legge che dalla religione. L’età legale per contrarre matrimonio è di 16 anni per le donne e di 18 per gli uomini. La legge non interviene contro matrimoni precoci di ragazze inferiori ai 16 anni né contro i matrimoni combinati dalle famiglie. Pur essendo garantito il diritto al divorzio è più facile per un uomo ottenerlo rispetto ad una donna e l’affidamento dei bambini è di prassi concesso al marito. Vige ancora il divorzio tradizionale mussulmano. Basta che il marito ripeta per tre volte “Ti ripudio” davanti a tre testimoni che il divorzio viene considerato valido a condizione che la decisione venga formalizzata davanti ad un notaio entro 30 giorni. Il diritto agli alimenti alla ex moglie ha una durata di soli due anni. Molte donne sono costrette a rinunciare al sostegno finanziario al fine di ottenere il consenso del marito al divorzio.

Nel 2014 i pari diritti e tutele per le donne sono stati inclusi nella nuova Costituzione egiziana a seguito della loro partecipazione alla rivoluzione della primavera araba e successive proteste, invertendo la chiara tendenza misogina del Presidente Morsi e della Fratellanza Mussulmana. Sono aumentati anche i seggi in parlamento per le donne anche se la percentuale rimane ben al disotto degli standard internazionali. Nel febbraio 2014 il Partito della Costituzione ha eletto per la prima volta una donna: HalaShukrallah come leader.

Anche se l’attuale governo si è forzato di aumentare l’alfabetizzazione femminile nelle zone rurali solo il 51% delle ragazze accede alla educazione secondaria e il 8% a quella universitaria. Vi è tuttavia da sottolineare che questa percentuale è più alta rispetto alle medie regionali dei Paesi arabi che non arrivano al 30%. La loro istruzione si interrompe con il matrimonio. Le ragazze istruite hanno più difficoltà a sposarsi anche nei centri urbani in quanto l’uomo non gradisce una moglie istruita.

Sul mercato del lavoro le donne sono fortemente penalizzate e costituiscono solo il 24,2% della forza lavoro. Gli stipendi sono generalmente inferiori del 40% rispetto a quelli garantiti agli uomini. Le donne non sposate difficilmente accedono a posti di lavoro a tempo indeterminato, mentre per le donne sposate spesso il datore di lavoro chiede l’autorizzazione del marito. L’accesso delle donne alla contraccezione e alla pianificazione familiare è molto limitata. Il 60,3% delle donne non utilizzano contraccezione di qualsiasi tipo. I tassi di mortalità materna raggiungono il 52%, soprattutto nelle zone rurali.

Circa il 99,3% delle donne egiziane sono state vittime di una qualche forma di molestie sessuali. Spesso le denunce vengono archiviate e, nel caso che si arrivi al processo la donna deve dimostrare di non aver compiuto alcun atto provocatorio che inducesse il maschio in tentazione. Le violenze familiari sono pressoché impunite. Vergogna, paura di essere incolpate e rigettate dalla società o di ritorsioni da parte del marito, impediscono alla maggior pare delle donne di denunciare le violenze subite in famiglia. Gli uomini sono incoraggiati alle molestie sessuali e alle violenza familiari a causa del senso di impunità offerto dall’apparto giudiziario.

Per una donna è estremamente difficile dimostrare uno stupro. La maggior parte degli ufficiali di polizia e giudici ritiene che le donne vittime di stupro sono le principali responsabili qualora abbiano pronunciato frasi ammiccanti o siano solite vestirsi in modo indegno, per esempio minigonna o jeans attillati. Lo stupro è abbastanza diffuso contro le donne che partecipano alla vita politica del paese. Tali pregiudizi verso le donne e la prevalenza di molestie e violenze sessuali contro di loro, contribuiscono in modo sostanziale al proliferare di questi crimini rendono l’Egitto uno dei peggiori stati arabi per le donne.

Il 90% delle donne egiziane è sottoposto a mutilazione genitale femminile parziale o totale. La pratica è meno diffusa tra le comunità cristiane e non viene considerata dallo Stato come una violazione dell’integrità corporea di una donna e della sua salute sessuale, nonostante che il governo finanzi associazioni e ONG che tentano di sensibilizzare la popolazione a interrompere tale pratica. Nonostante che la mutilazione genitale femminile venga praticata da madri o nonne, il 70,3% degli uomini recentemente intervistati affermano che non sposerebbero una donna “integra” considerandola di facili costumi.

Negli ultimi dieci anni la società civile, associazioni femministe e i giovani in generale che vivono nei centri urbani si sono attivati per ottenere un netto miglioramento della condizione femminile nel paese. Tuttavia molti attivisti o giovani influencerche promuovono la parità tra i sessi e la libertà sessuale sono arrestati e accusati di dissolutezza, violazione dei valori familiari o oltraggio alla morale religiosa.

L’avvocato Ahmed Mahran lo scorso anno aveva promosso un’altra proposta di legge che prevedeva per i giovani maschi il “matrimonio sperimentale” che prevedeva un periodo di prova concordato da contratto e un indennizzo finanziario in caso che il maschio decidesse di interrompere la relazione prima della scadenza contrattuale. Questa proposta di legge non è stata rifiutata ma solo messa in stand-by per essere sottoposta all’approvazione del Parlamento.

Torna su