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Darfur, il genocidio che il mondo si ostina a ignorare

Mentre scrivo questo pesante e doloroso editoriale, un’atrocità inaudita si sta consumando nel silenzio assordante dei media internazionali.
Il Sudan, un paese insanguinato da un conflitto che ha già causato la morte di decine di migliaia di persone, è di nuovo al centro di gravi violazioni dei diritti umani. E ancora una volta, la notizia più sconcertante è proprio la mancata copertura dell’informazione mainstream della guerra in corso.
La Corte penale internazionale ha accusato il Sudan e le Forze di supporto rapido che si combattono dal 15 aprile  di crimini di guerra nel Darfur, un’area che è stata teatro di stermini, pulizia etnica e violenze senza precedenti.

Dopo il massacro di Geneina, la furia delle Forze di supporto rapido, gli ex “janjaweed” /  “diavoli a cavallo” si è abbattuta sullo stato di Al-Jazeera.
La scorsa settimana sono stati attaccati i villaggio di Wad Alnou, Al-Hajilig, Al-Takinah, Darwish, Al-Azaza, Medina Arab e di Sadaqa. In queste ore è sotto assedio Um Audam, da cui arrivano disperate richieste di aiuto nella speranza di riuscire a fermare le violazioni contro cittadini innocenti.

Ogni giorno arrivano resoconti dagli abitanti dello stato federale sudanese  che condividono informazioni su uccisioni, stupri di massa, sfollamenti e saccheggi.

Le ultime notizie parlano di 15 incrociatori pesantemente armati nell’area a ovest di Al-Hasahis. Lo scopo della milizia: rubare e saccheggiare. Quando i cittadini che stazionavano intorno al villaggio Um Audam con l’obiettivo di metterlo in sicurezza hanno cercato di fermare l’incursione dei miliziani sono stati colpiti senza pietà.
Nonostante arrivi forte e chiaro l’eco di quel che sta accadendo della regione occidentale del Paese, non si parla di questa immane tragedia.
I media sono testimoni muti dei crimini denunciati anche dalla Corte penale internazionale, prigionieri dell’indifferenza.
Non siamo pronti a confrontarci con una realtà così drammatica? O forse abbiamo smesso di credere nel valore della vita umana?
Il procuratore capo Karim Khan ha avviato un’inchiesta su queste atrocità, un passo importante nella lotta per la giustizia e contro l’impunità.
Ma il mondo sembra non accorgersene, continuando a voltarsi altrove, a chiudere gli occhi di fronte all’orrore che si consuma ogni giorno in Sudan.
Non possiamo permettere che questo silenzio continui.
I media mainstream hanno il dovere di informare il pubblico su ciò che sta accadendo in ogni area del mondo in cui si sta consumando un conflitto, specialmente quando si tratta di violazioni dei diritti umani così gravi. Devono dare voce a coloro che sono stati privati della loro dignità e del loro diritto alla vita.
La tragedia in Darfur non è solo un affare interno del Sudan. È un crimine contro l’umanità, che dovrebbe suscitare indignazione e mobilitare la comunità internazionale.
Noi sentiamo forte la responsabilità di raccontare questa tragedia, di mostrare al mondo l’inferno in cui vivono migliaia di persone.
Ma è tempo che anche informazione generalista dia il suo contributo e ponga fine al silenzio sulla guerra in Sudan e sul genocidio in Darfur. È doveroso dare voce alle vittime affinché non siano dimenticate e i responsabili portati davanti alla giustizia.
Il mondo non può più ignorare questa guerra dimenticata.
La Corte penale internazionale ha fatto il suo lavoro, spetta ora a noi fare il nostro. Dobbiamo fare pressione sui governi, sugli organismi internazionali affinché agiscano, affinché pongano fine a questa tragedia e a questo silenzio colpevole.
Non possiamo più permettere che la guerra in Sudan rimanga nell’ombra. Ogni vita umana ha valore e ogni orrore meritato di essere raccontato. È tempo di agire, di superare l’inerzia e l’indifferenza e di mettere fine a questa guerra dimenticata. Non possiamo permettere che il silenzio diventi complice.

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