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Covid-19, nuovo allarme Oms per l’Africa mentre cresce il rischio povertà e abbandono scolastico

È allerta massima per il Coronavirus in Sudafrica, tutto il continente africano trema e con esso il mondo.
Ad alzare il livello di attenzione sulla diffusione del Covid 19 nelle aree più vulnerabili del Pianeta il capo delle emergenze dell’Organizzazione mondiale della sanità Michael Ryan, sottolineando che “l’accelerazione della diffusione del virus in Africa è la nostra più grande preoccupazione. I numeri sudafricani in aumento potrebbero essere un ‘indicatore’ di focolai in altri Stati”.
A guardare le cifre  relative ai nuovi contagiati, tra cui il ministro per le Risorse minerarie e l’energia, Gwede Mantashe, è facile comprendere il perché dell’allarme.
Con 373.628 casi e 5.173 decessi, il Sudafrica si conferma il paese più colpito (su 54) con una crescita molto rapida dei contagi.
Nel tentativo di frenare la veloce diffusione delle infezioni, la scorsa settimana il presidente Cyril Ramaphosa ha disposto il ripristino del coprifuoco notturno e la sospensione della vendita di alcolici.
Anche altri stati africani hanno deciso di elevare nuovamente il livello delle misure di prevenzione e contenimento, tra cui il Marocco, l’Egitto e l’Algeria. L’Unione Africana si è appellata alla comunità internazionale affinché non faccia mancare il proprio sostegno al continente.
Anche dal mondo della cooperazione arriva un appello a non lasciare sola l’Africa.
In particolare Save the children denuncia che  a causa della pandemia 33 milioni di bambini sono a rischo povertà.
Nell’ultimo rapporto diffuso, ‘Save our education – Salvate la nostra educazione’, l’organizzazione non governativa ha analizzato attraverso un indice di vulnerabilità i pericoli che corrono i bambini in molti Paesi a medio e basso reddito. L’analisi evidenzia che in nove su dodici (Niger, Mali, Chad, Liberia, Guinea, Mauritania, Nigeria, Senegal e Costa d’Avorio) il rischio di incremento di abbandono scolastico è estremamente elevato. Lasciare la scuola significa anche rischiare di cadere nelle maglie del lavoro minorile a causa della scarsità di risorse economiche delle famiglie, mancanza di protezione e, per le ragazze, maggior pericolo di essere costrette a contrarre matrimoni precoci.
Nonostante gli sforzi dei governi e delle ong impegnate sul campo, circa 500 milioni di bambini non hanno avuto accesso all’apprendimento a distanza durante il lockdown e, avendo perso mesi di apprendimento, i più vulnerabili faranno fatica a recuperare la perdita di competenze con la conseguente probabilità di abbandono degli studi.
“La chiusura delle scuole, oltre la perdita dell’istruzione, per molti bambini ha significato l’allontanamento dai luoghi sicuri dove poter giocare con gli amici – sottolinea il report dell’omg – mangiare e accedere ai servizi sanitari, compresi quelli per la salute mentale e dai presidi di protezione, rispetto agli abusi subiti a casa, spesso rilevati proprio dagli insegnanti. L’epidemia di Covis-19 sta esacerbando le vulnerabilità esistenti, facendo pressione sui sistemi sanitari già deboli in tutto il continente e sta interrompendo i servizi sanitari di routine, che probabilmente determineranno l’aumento della mortalità infantile a causa di malattie perfettamente prevenibili e curabili”.
La pandemia ha dunque aggravato le situazioni di crisi determinando l’aumento del  numero di persone che soffre la fame a causa di conflitti e instabilità economica.
“I bambini nelle aree di conflitto – spiegano gli operatori sul campo – così come quelli che vivono negli insediamenti di rifugiati e sfollati sono i più vulnerabili, a maggior rischio di subire abusi, ad esempio sfruttamento sessuale in cambio di cibo o acqua, o di ammalarsi facilmente e morire di malattie prevenibili”.
Dall’interruzione scolastica per le misure di contrasto alla diffusione del virus, 262,5 milioni di bambini della scuola materna e secondaria, vale a dire circa il 21,5% della popolazione totale in Africa, non solo non frequentano più le lezioni ma rischiano di non tornare più a studiare, in particolare le ragazze.
“Per molti bambini poveri in Africa – è la conclusione del rapporto – le scuole non sono solo un luogo per l’apprendimento ma anche uno spazio sicuro dove essere protetti dalla violenza e dallo sfruttamento. È anche il luogo dove consumano un pasto nutriente, a volte l’unico della giornata”.
La crisi sanitaria oltre a mettere in pericolo la salute dei bambini africani rischia dunque di compromettere i risultati educativi raggiunti di un‘intera generazione.

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