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“Vivi per grazia di Dio”: gli sfollati interni della Somalia alle prese col Coronavirus

Combattimenti incessanti, inondazioni e siccità, la peggiore invasione delle locuste da 25 anni a questa parte. E come se non bastasse, la pandemia da Covid-19 nei campi per sfollati interni.
Alla data del 19 luglio, secondo il ministero della Salute della Somalia, i casi di coronavirus accertati in tutto il paese erano 3119, quasi la metà dei quali nella regione di Banadir.
In questa regione, che comprende anche la capitale Mogadiscio, si trovano 700 campi per sfollati interni in cui si assembrano inevitabilmente e involontariamente circa 500.000 persone.
“Lavarsi spesso le mani” è un’utopia in campi dove l’accesso all’acqua potabile è insufficiente e le cure mediche sono estremamente limitate. Di tamponi, neanche a parlarne.
Negli ultimi due mesi Amnesty International ha intervistato oltre 30 persone, tra operatori umanitari e persone sfollate, in 20 campi situati nella regione di Banadir.
Vale per tutti la risposta data da Halima Mohamed, una madre di sette figli fuggita dal conflitto in atto nel Basso Sciabelle, che a maggio ha dato alla luce due gemelli nel campo di Dayah:
“Non c’erano infermiere e la clinica del campo era chiusa. Siamo stati fortunati. Io e i gemelli siamo vivi per grazia di Dio”.
Qui il resoconto completo della ricerca di Amnesty International:

https://www.amnesty.org/en/latest/news/2020/07/somalia-internally-displaced-people-surviving-by-the-grace-of-god-amidst-covid19/

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