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Costa d’Avorio, proteste contro terzo mandato Ouattara sedate con bastoni e machete

La Costa d’Avorio sta attraversando un nuovo periodo di turbolenza, a seguito dell’annuncio del presidente in carica, Alassane Ouattara, di candidarsi per un terzo mandato.

Tra il 10 e il 14 agosto, secondo quanto dichiarato dal ministro per la Sicurezza e la protezione civile, almeno 70 persone sono state arrestate per “turbativa all’ordine pubblico, incitamento alla rivolta, violenza contro pubblico ufficiale e distruzione di proprietà”. Sempre secondo fonti ufficiali, il bilancio delle vittime è stato di cinque manifestanti uccisi e di 100 feriti, tra cui 10 agenti di polizia e due gendarmi.
Amnesty International ha raccolto e verificato una testimonianza esclusiva sugli attacchi compiuti da uomini armati di machete e bastoni, tollerati dalla polizia, nei confronti di manifestanti.
Un agente di polizia in servizio il 13 agosto ad Abidjan, nel quartiere di Yopougon, ha riferito ad Amnesty International di aver ascoltato colleghi che parlavano dell’aiuto ricevuto per disperdere le proteste.
L’agente ha visto coi suoi occhi due Gbakas (minivan) con a bordo decine di giovani, alcuni dei quali armati, arrivare sul luogo di una protesta. Due uomini su una motocicletta che scortava i Gbakas si sono fermati a conversare col funzionario di polizia responsabile. Dopo un po’ gli uomini sono scesi dai Gbakas e hanno iniziato ad attaccare e a disperdere i manifestanti.
Ecco il suo racconto:
“Ci avevano inviato a Yopougon, alcuni manifestanti avevano eretto barricate e gridavano slogan contro il terzo mandato. Non erano armati. Noi non siamo intervenuti, anche perché non eravamo in numero sufficiente. A un certo punto sono arrivati due Gbakas, uno verde e uno giallo. C’era anche una motocicletta. Di lì a breve decine di persone armate di machete e mazze pesanti sono scese dai veicoli. Erano più loro dei manifestanti. Hanno avuto via libera e hanno iniziato ad attaccarli”.
In diversi filmati che stanno circolando sui social si vede un Gbaka verde da cui scendono uomini armati, sotto gli occhi di agenti di polizia che guardano passivamente la scena, senza intervenire.
“La loro presenza non era frutto di una coincidenza. Qualcuno li informava sui luoghi dove si trovavano le forze di polizia in modo che potessero arrivare a dare appoggio. Tutto questo mi ricorda le crisi del passato in cui le milizie seminavano il terrore nella popolazione”, ha commentato il poliziotto.
Chi erano questi miliziani armati di machete? Per conto di chi agivano? Chi li ha fatti affluire nei luoghi in cui si svolgevano le manifestazioni? Chi ne ha tollerato la presenza lasciandogli agire indisturbati?
Queste sono le domande cui le autorità della Costa d’Avorio dovrebbero rispondere con urgenza.
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