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Salvò 1200 persone, condannato a 25 anni il direttore dell’“Hotel Ruanda”

Il 20 settembre Paul Rusesabagina, passato alla storia per aver salvato la vita a circa 1200 persone che si erano rifugiate nell’Hotel delle mille Colline, da lui diretto durante il genocidio del 1994 in Ruanda, è stato condannato a 25 anni di carcere per terrorismo al termine di un processo che Amnesty International ha definito iniquo.

Due anni dopo il genocidio, nel 1996, Rusesabagina – nel frattempo divenuto assai critico nei confronti del partito salito al potere, il Fronte patriottico ruandese – era andato in esilio, dove aveva dato vita a un movimento di opposizione, il Partito della democrazia in Ruanda. Nel 2018 aveva co-fondato il Movimento ruandese per un cambiamento democratico.

Rusesabagina è stato processato, insieme ad altri 20 imputati, in relazione a una serie di attacchi armati, compiuto nel sud del Ruanda nel 2018 e nel 2019 e attribuiti al braccio armato del Movimento da lui fondato, in cui morirono nove persone.

Nei confronti di queste vittime è fondamentale che vi sia giustizia. Tuttavia, Amnesty International ha fatto notare numerose irregolarità, nella fase precedente il processo, che hanno avuto un impatto sull’equità del medesimo: dalle modalità dell’arresto di Rusesabagina, avvenuto all’estero (non è ancora chiaro se in Belgio o altrove) al trasferimento illegale in Ruanda fino alla sparizione forzata e al periodo d’isolamento carcerario.

A questo si deve aggiungere il diniego iniziale del diritto di avvalersi di un avvocato difensore di sua fiducia e le inopportune esternazioni, prima del processo, del presidente Paul Kagame, del tutto contrarie al principio di presunzione dell’innocenza.

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