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Algeria, pena di morte nonostante la sospensione ufficiale del 1993

La Corte d’appello di Algeri ha emesso una sentenza in cui 38 persone sono state condannate a morte per il terribile incidente avvenuto durante gli incendi boschivi nella regione della Cabilia nell’estate del 2021. Questi individui sono stati accusati di vari reati, tra cui atti di terrorismo, sabotaggio, omicidi premeditati, tortura e diffusione di discorsi di odio, con l’obiettivo di minacciare la sicurezza dello Stato, l’unità nazionale e la stabilità delle istituzioni. Sei imputati sono stati condannati a 20 anni di reclusione, mentre altri 14 hanno ricevuto una condanna a 3 anni di carcere. Complessivamente, sono stati processati 69 imputati in relazione a questo caso. Gli eventi risalgono all’agosto 2021, quando un video choc su social media mostrava un giovane che veniva torturato e bruciato vivo in una piazza pubblica nella regione di Larbaâ Nath Irathen, nella provincia di Tizi Ouzou, in Cabilia. È importante notare che, sebbene la pena di morte in Algeria sia sospesa dal 1993, continuano ad essere emesse sentenze capitali in diversi casi penali. Questo solleva preoccupazioni sulla continuazione delle condanne a morte in Algeria nonostante la sospensione ufficiale della pena di morte dal 1993, evidenziando la necessità di una revisione del sistema giudiziario e delle pratiche legali in merito alle sentenze capitali nel paese.

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