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African Folk Tales Reimagined, sei cortometraggi africani su Netflix

Dal 29 marzo sono disponibili su “Netflix”, la principale piattaforma di video-on-demand al mondo, gli episodi della serie “African Folk Tales Reimagined” (Racconti popolari africani reinventati), ossia sei cortometraggi realizzati da altrettanti registi, tutti finalisti del concorso UNESCO-Netflix. I sei lavori sono disponibili in 190 Paesi del pianeta e l’iniziativa fa parte del piano d’azione dell’UNESCO per sostenere la giovane generazione di cineasti africani e promuovere la diversità culturale del continente.

Come spiega il comunicato stampa, l’UNESCO ha fatto dell’Africa la sua priorità e, per quanto riguarda la cultura, ciò include un sostegno significativo all’industria cinematografica creativa:

Nel 2021, l’Organizzazione ha pubblicato il primo rapporto dedicato alle tendenze, alle sfide e alle opportunità di crescita del settore, che probabilmente creerà 20 milioni di posti di lavoro e genererà 20 miliardi di dollari di entrate annue nel continente.
L’UNESCO si impegna anche a sostenere e promuovere la nuova generazione di cineasti. In questo spirito, nel 2021, l’Organizzazione ha lanciato con Netflix un concorso per la produzione di cortometraggi sul tema “African Folk Tales Reimagined”, aperto a creatori del continente.

I sei finalisti sono stati selezionati da una giuria internazionale tra oltre 2.000 partecipanti; provengono da Kenya, Mauritania, Nigeria, Sudafrica, Tanzania e Uganda. Ciascuno di loro ha vinto 25.000 dollari e una sovvenzione alla produzione di 75.000 dollari per creare il proprio cortometraggio con una società di produzione locale. Infine, i sei cortometraggi sono stati completati all’inizio del 2023 e, appunto, dal 29 marzo sono trasmessi in streaming in quasi tutti i Paesi del mondo.

I sei cortometraggi sono i seguenti:

  • Zabin Halima” (La scelta di Halima), di Korede Azeez (Nigeria). Si tratta di un fantasy in lingua hausa, in cui si narra della fuga di una ragazza con un’intelligenza artificiale per sfuggire a un matrimonio combinato in un remoto villaggio Fulani.
  • Anyango and the Ogre” (Anyango e l’orco), di Voline Ogutu (Kenya). Un film fantasy in lingua KiSwah e Inglese, in cui il tredicenne Otis lotta per proteggere i suoi fratelli più piccoli da un mostro che vive nella loro casa.
  • Katera of the Punishment Island” (Katera dell’isola del castigo), di Loukman Ali (Uganda). Un thriller in lingua runyankole e inglese, in cui una donna in lutto per la perdita del suo bambino e abbandonata su un’isola, esige vendetta sull’uomo potente che l’ha messa in quella situazione.
  • Katope“, di Walt Mzengi Corey (Tanzania). Un fantasy in lingua KiSwahili e ciGogo, in cui un bambino dalle origini magiche intraprende un viaggio per aiutare a porre fine alla siccità che sta devastando la comunità, anche a costo di rischiare la propria vita.
  • Enmity Djinn” (Il Djinn dell’inimicizia), di Mohamed Echkouna (Mauritania). Un film fantasy e drammatico in lingua Hassaniya, Arabo e Francese, in cui, tre generazioni dopo essere stato evocato l’ultima volta, un antico Djinn dell’inimicizia si ritrova in una città sconosciuta di fronte a un nemico familiare.
  • MaMlambo“, di Gcobisa Yako (Sudafrica). Un film drammatico in lingua isiXhosa, in cui il mistico essere fluviale, MaMlambo, veglia sulle acque sacre dei corpi scartati.

Immerse nella tradizione e nel patrimonio culturale africano, questi film sono anche la testimonianza concreta dell’innovazione e della creatività dell’Africa del XXI secolo: “certamente diverse e dinamiche quanto la sua gente”, come ha sottolineato Ernesto Ottone R., assistente del Direttore Generale per la Cultura dell’UNESCO.

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