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Africa meridionale: aumento di stupri e gravidanze delle bambine durante la pandemia

La chiusura dei servizi essenziali e delle scuole durante i vari periodi di lockdown, istituiti dai governi per tentare di contrastare la pandemia da Covid-19, ha prodotto un drammatico aumento della violenza sessuale e delle gravidanze indesiderate in tutta l’Africa meridionale, anche di bambine di meno di dieci anni.

In Botswana, Namibia, Lesotho, Malawi, Madagascar, Sudafrica, Zambia e Zimbabwe le case si sono trasformate in gabbie. I numeri, tratti da una lunga indagine di Amnesty International, parlano purtroppo chiaro.

In Sudafrica, tra il 2020 e il 2021, vi sono stati oltre 34.000 parti di minorenni; in oltre 600 casi le madri avevano tra nove e dieci anni di età.

Nello Zimbabwe, tra gennaio e febbraio del 2021 quasi 5000 minorenni sono restate incinte e sono stati registrati 1174 matrimoni precoci. Anna Machaya, 14 anni, è morta durante il parto nella provincia di Manicaland.

Nella prima metà del 2021 la polizia dello Zambia ha ricevuto 4000 denunce di violenza di genere, 804 delle quali a seguito di stupro, la maggior parte delle quali ai danni di minorenni. In Botswana, nel 2020, le denunce sono state 1825, in enorme aumento rispetto all’anno precedente.

Infine, in Mozambico, tra il 2020 e il 2021 su 100 bambine di età inferiore a 15 anni 14 sono rimaste incinte.

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