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Mauritania, nel paese è crisi democratica

Qualora vi capitasse di leggere o di imbattervi in letture/news riguardanti  il paese africano sub-sahariano  Mauritania, sappiate che la sua definizione “Repubblica” Islamica di Mauritania è assolutamente un falso e lo è mai come in questi ultimi mesi.

Sono tempi particolarmente bui questi per il paese visto ciò che accade ad uno dei suoi più autorevoli eletti: Biram dah Abeid noto attivista abolizionista della schiavitù nonché Deputato dell’Assemblea Nazionale.

Il copione si ripete ogni volta che si avvicinano le nuove elezioni presidenziali quando il potere in auge capitanato dal Presidente Generale Mohamed Ould Ghazouani dimostra tutta la propria debolezza accanendosi contro questa figura degna di assoluta stima nell’intero globo.

Ma veniamo ai fatti recenti nel paese cosi da sgombrare immediatamente il campo da falsi e pericolosi equivoci che riguardano il noto attivista pro libertà deputato di opposizione dal 2018.

A giugno 2024 sono fissate le prossime elezioni in Mauritania. Biram dah Abeid stava preparandosi ad ufficializzare la propria candidatura secondo il protocollo ufficiale quando si vede brutalmente togliere l’immunità parlamentare grazie ad un piano orchestrato a livello superiore.

Perché mai ciò accade proprio a questo deputato della cosiddetta “Repubblica Islamica” di Mauritania ? E perché proprio adesso? Chi vuole impedire a tutti i costi usando ogni mezzo possibile che Biram corra alle vicine elezioni per eleggere il prossimo Presidente della “Repubblica”?

Infondo Biram non è nuovo in materia di ostruzionismo nel suo paese… Ripercorriamo ad esempio, quello che gli è capitato di recente; siamo nel dicembre del 2023. L’ attivista anti-schiavitù e abolizionista mauritano è stato vittima di ostruzionismo quando era in lizza per la vittoria del premio Sacharov per la libertà di pensiero dell’Unione Europea, un importante riconoscimento a chi si batte per i diritti umani che spesso è stato il preludio al Nobel per la Pace.

 Abeid sarebbe stato candidato al Sakharov nel 2020  quando questo fu vinto dall’opposizione democratica della Bielorussia ma la sua candidatura sarebbe stata bloccata nell’ambito di una “campagna di influenza” condotta dall’ex-europarlamentare Antonio Panzeri e dal suo assistente, Francesco Giorgi, coinvolti poi nello scandalo cosiddetto “Qatargate”.

 Biram dah Abeid, rivelano alcuni documenti della polizia belga visionati dal Politico, sarebbe stato escluso dalla lista dei candidati proposta dal gruppo Socialisti e Democratici del Parlamento Europeo, che avrebbero subito la pressione di Panzeri e Giorgi, una versione che alcuni europarlamentari avrebbero confermato.

Grazie a Biram dah Abeid ora sappiamo che il Premio Sakharov può essere oggetto di contrattazione tra attori “potenti”.

Ma torniamo ai fatti di oggi, quelli che rischiano di far tremare e cadere una volta per tutte la falsa democrazia di Mauritania. Per impedire a Biram di poter partecipare regolarmente alle vicine elezioni si pensa bene di orchestrare un nuovo piano per stroncarlo stavolta politicamente. Quest’uomo va fermato in un modo o nell’altro come la sottoscritta ha raccontato in dettaglio durante una intervista ai microfoni di Radio Radicale di pochi giorni fa: https://www.radioradicale.it/scheda/721731/intervista-ad-ivana-dama-diarra-sulla-repressione-politica-in-mauritania-contro-biram insieme alla petizione online che speriamo in tanti vorranno firmare: https://www.change.org/p/p%C3%A9tition-motion-de-solidarit%C3%A9?recruiter=20730261&fbclid=IwAR1C3RN73YAaPRIaTxfgHR4YOS6PHRyT7SUxY1X6Qy_aH1VszItLHtlB8O0

E’ redatto in fretta e furia un dossier e viene sporta denuncia contro il cittadino Biram dah Abeid per vilipendio allo Stato e diffamazione. Ora, senza immunità parlamentare, Biram potrà essere arrestato e da inquisito non potrà mai presentarsi come candidato alle elezioni presidenziali di giugno 2014. Inoltre qualora il piano miracolosamente salti, il Governo mauritano ha già il piano b: eliminare fisicamente lo scomodo personaggio dah Abeid! Abbiamo raccolto le prove audio e video in cui un capo tribu’ di una località a sud del paese molto vicino al partito di maggioranza del Presidente minaccia apertamente di morte durante un comizio pubblico  Biram dah Abeid, apostrofandolo con una inaudita violenza nemmeno fosse un pericoloso terrorista da condannare a morte.

Chi scrive ha le prove di quanto dichiarato, prove raccolte durante uno dei tour di denuncia di Biram dah Abeid a sostegno dell’ etnia Hartani Haratine, ex schiavi affrancati spesso ancora tenuti in schiavitù e di proprietà di un padrone che non gli riconoscerà mai alcun elementare diritto, figurarsi il possesso delle terre, poco importa se quelle terre erano dei propri  avi rappresentandone la propria storia e identità…

Su questo ed altri temi scottanti( come il passivo umanitario) considerati i tabù del sistema in Mauritania, solo Biram dah Abeid ha mai lavorato presentando i fatti accaduti, ricostruendone per filo e per segno le vicende, facendo i nomi e i cognomi sui banchi del palazzo parlamentare durante le sezioni plenarie del Parlamento. L’unico a poter assicurare la vera svolta democratica in Mauritania non può che essere Biram. Ormai è chiaro a tutti. Se non riusciremo a salvarlo, avremo perso l’unica occasione per l’alternanza politica della Mauritania, quella basata sul dialogo e sul diritto di Stato. L’opposizione in Mauritania senza Biram non esisterà mai ma sarà utile solo per continuare a vedere avanzare ingiustizie e pregiudizi nelle mani di Generali putschisti e razzisti di cui è già piena la storia del continente nero e di cui la gente è davvero satura.

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