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Ghana, approvata una legge contro l’identificazione LGBTQ+

Ieri, 28 febbraio 2024, il Parlamento del Ghana ha approvato un nuovo disegno di legge che impone una pena detentiva fino a tre anni per chiunque sia ritenuto colpevole di identificarsi come LGBTQ+. Inoltre, se si formano o finanziano dei gruppi per i diritti di genere la pena detentiva massima sarà di cinque anni.

Nel dibattito in aula non c’è stato spazio neanche per i tentativi avanzati da alcuni deputati di sostituire le pene detentive con servizi sociali, per la ferrea determinazione dei due principali partiti politici del Ghana. Il provvedimento entrerà in vigore solo quando il presidente Nana Akufo-Addo lo approverà, e non sembra che ci siano grandi speranze che questo possa essere evitato, dal momento che qualche tempo fa aveva dichiarato la sua disponibilità a promulgarlo se la maggioranza dei ghanesi lo avesse voluto.

Secondo la legge ghanese, l’orientamento gay è già illegale e prevede una pena detentiva di tre anni. Da tempo gli attivisti per i diritti umani denunciano questa situazione e, adesso, temono che ci sarà una caccia alle streghe contro i membri della comunità LGBTQ+ e coloro che si battono per i loro diritti, con il rischio per tanti di doversi nascondere. Già da vari anni Amnesty International avverte che il disegno di legge “pone minacce significative ai diritti e alle libertà fondamentali” delle persone LGBTQ+:

Il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite contro l’Aids, Winnie Byanyima, ha affermato che “Se il disegno di legge sui diritti sessuali umani e i valori della famiglia diventasse legge, aggraverebbe la paura e l’odio, ostacolerebbe l’accesso ai servizi salvavita, minerebbe la protezione sociale e minerebbe la lotta contro l’AIDS“.

Al di là delle pene detentive, a dir poco vessatorie, forse l’aspetto più inquietante della legge ghanese è che incoraggia i cittadini a denunciare i membri della comunità LGBTQ+ alle autorità, sostenendo così una vera e propria delazione legalizzata che non può fare altro che seminare ulteriore odio e violenza.

L’opposizione ai diritti LGBTQ+ in Ghana è solo il caso più recente di un’onda omofoba sempre più forte in larga parte dell’Africa, in cui l’esempio più eclatante è quello dell’Uganda:

Uganda, due uomini accusati di “omosessualità aggravata”, la nuova legge prevede la pena capitale

Per l’Uganda e, adesso, per il Ghana, viene spesso citata un’organizzazione religiosa cristiana evangelica chiamata “Family Watch International”, con sede in Arizona, che da decenni promuove questo tipo di leggi anti-gay nel continente. Tuttavia, indipendentemente dalle convinzioni religiose – conservatrici, retrograde o comunque moraliste – un aspetto meno sottolineato riguarda l’idea presso molte società africane che il sesso non volto alla procreazione non sia semplicemente un peccato, ma una contravvenzione a un impegno esistenziale e morale. In altri termini, in Africa molte persone si oppongono all’omosessualità perché sentono di avere un impegno morale culturalmente sancito ad avere figli, per la definizione del sé e per il benessere della comunità. Come tutte le culture, naturalmente, anche quelle africane mutano continuamente ed è legittimo sperare in una maggiore apertura verso i diritti di tutte e tutti.

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Ulteriore articolo su questo argomento è a firma di Riccardo Noury, di Amnesty International Italia:

Il parlamento del Ghana approva una legge discriminatoria contro le persone Lgbtqia+

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