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Zimbabwe, otto anni fa la sparizione del giornalista Itai Dzamara

Il 9 marzo 2015, cinque uomini fecero irruzione da un barbiere di Harare, la capitale dello Zimbabwe e ammanettarono un uomo, urlando “Tu ci hai preso il bestiame!”. Lo costrinsero a salire a bordo di un furgone senza tara e partirono a tutta velocità.
Non si trattava di un ladro di bestiame ma del giornalista e attivista per la democrazia Itai Dzamara. Da allora, di lui si è persa ogni traccia e le autorità non hanno mai avviato alcuna indagine per chiarire le sue sorti.
Prima della sua sparizione forzata, Dzamara era stato preso di mira dalle forze di sicurezza, arrestato e trattenuto arbitrariamente in detenzione.

“Vivere senza sapere dove sia la persona che ami ti riempie di dolore. Ogni giorno penso che tornerà o almeno che qualcuno mi venga a dire che l’hanno trovato. Soffro ogni volta che i miei figli mi chiedono dove sia papà, perché non ho una risposta. Temo che la vicenda di mio marito non sia stata presa sul serio dal governo. Desidero riconoscere il ruolo che Amnesty International sta avendo nel messere pressione sulle autorità affinché rilascino Itai. Voglio che la verità venga fuori. Devo poter rispondere ai miei figli. Sono ancora giovani. Loro devono sapere”.
Sono le parole di Sheffra, moglie di Dzamara. Le facciamo nostre, rinnovando nell’ottavo anno dalla sparizione la richiesta di indagini indipendenti ed efficaci.

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