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#veritaperlucavittorioemustapha, papà Attanasio si appella a Draghi e Mattarella

Con l’arrivo di Alberto Petrangeli a Kinshasa, il nuovo ambasciatore della Repubblica democratica del Congo, “speriamo che le indagini su Luca abbiano nuovo impulso. I nostri carabinieri dei Ros attendono dal settembre dello scorso anno di completare le indagini, ma sono fermi perché non hanno sufficiente protezione o mancano i permessi che consentano di operare in maniera serena in un territorio altamente pericoloso. E così le indagini sono arenate e la storia di quanto realmente accaduto a Luca tutta ancora da scrivere”. Salvatore Attanasio, il padre dell’ambasciatore italiano barbaramente ucciso nella Repubblica democratica del Congo il 22 febbraio 2021, è determinato e alla nostra direttrice Antonella Napoli, che ha raccolto la sua testimonianza e lo affianca nella richiesta di verità per Luca, ma anche per Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo, ribadisce che non smetterà mai di reclamare giustizia per suo figlio.
”Noi viviamo per la verità, senza verità non avremmo giustizia. Siamo pronti a batterci fino all’ultimo dei nostri giorni per arrivare alla verità su quel maledetto 22 febbraio, il giorno in cui il nostro Luca perse la vita. Ci auguriamo che le nostre autorità, soprattutto che lo Stato italiano abbia un sussulto di orgoglio e con la schiena dritta si batta per questo, da un lato con il governo congolese, dall’altra con il World Food Programme, che vuole appellarsi a una sorta di immunità per le persone dell’organizzazione indagate, il che sarebbe a dir poco immorale per un organismo che si definisce umanitario” sottolinea l’ingegnere Attanasio che manifesta anche preoccupazione per le sue nipoti.
“Come si fa a spiegare quel che è successo al loro papà? chiede Salvatore con rabbia.
”La verità va garantita anche e soprattutto per loro, ma anche per il nostro Stato: se è uno Stato con la S maiuscola allora non sia genuflesso di fronte a queste grandi organizzazioni o ad altri governi – insiste –  Abbia la schiena dritta altrimenti tutto è costruito sulla sabbia, a cominciare dai nostri valori, dai capisaldi della nostra democrazia. Ci appelliamo tanto ai diritti umani, lo facciamo ogni volta che c’è uno sberleffo che finisce per riempire le cronache. Sopprimere la vita non è forse violare il più alto diritto umano? La vita di mio figlio – ricorda – è stata spezzata in una circostanza in cui lui si trovava per portare pace e fare del bene. Noi chiediamo verità, lo faremo con tenacia finché ne avremo forza”.
Ci sono tre filoni d’inchiesta sulla vicenda che è costata la vita a Luca Attanasio, al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista del convoglio Mustapha Milambo “due completamente arenate” accusa Salvatore spiegando che “la  ricostruzione di quanto accaduto, dunque scoprire cosa c’è dietro l’agguato del 22 febbraio 2021; non ha ancora fatto evidenti passi avanti”.
L’altra inchiesta, quella volta ad accertare la responsabilità del World Food Programme, è invece arrivata alla conclusione delle indagini con due persone indagate,  il responsabile della sicurezza del WFP Mansour Rwagaza e il vice-direttore del Wfp a Kinshasa, l’italiano Rocco Leone.
Il WFP “vuole appellarsi all’immunità, fatto a dir poco immorale per un organismo che si definisce umanitario. Di fronte a un triplice omicidio, anche se ci fosse questa immunità andrebbe cancellata rispetto a una vicenda così grave” e il duro pensiero al riguardo del padre dell’ambasciatore italiano barbaramente ucciso mentre era sotto la responsabilità proprio del Wfp.  L’immunità a cui il padre dell’ambasciatore fa riferimento è quella ‘diplomatica’, sollevata dai legali dell’agenzia che fa capo alle Nazioni Unite e respinta dal procuratore aggiunto di Roma Sergio Colaiocco. Un’eccezione avanzata dai difensori di Rwagaza e Leone “che resta assolutamente ipocrita, e che reputiamo immorale e fuori luogo. Speriamo che lo Stato italiano non si genufletta alle pretese di grandi organizzazioni come questa” incalza Attanasio.
“La nostra vita si è interrotta il 22 febbraio 2021, il giorno in cui Luca perse la vita. Traiamo forza dalle nostre nipoti, tre bambine che cresceranno senza il loro papà. Lotteremo finché queste tre creature abbiano un po’ di serenità, per quanto possibile. E perché abbiano verità e giustizia: in questo noi non ci arrenderemo, non abbiamo alcuna intenzione di farlo”.
“Sappiamo che la Farnesina è al nostro fianco: il ministero degli Esteri sta facendo di tutto e di più per riuscire ad andare avanti con le indagini sulla morte del nostro Luca. Se questo non bastasse, noi invochiamo l’autorità massima di governo, ci rivolgiamo a Mario Draghi. Se ci sono da scomodare Draghi o Mattarella noi lo faremo, non ci tiriamo indietro” insiste Attanasio che ricorda come abbia fiducia nel Capo dello Stato, incontrato in occasione della consegna dell’onorificenza di Gran Croce d’Onore dell’Ordine della Stella d’Italia alla memoria di suo figlio.

”Mattarella ha speso parole di elogio nei confronti di Luca, un esempio di come deve essere la diplomazia in Italia e nel mondo. E Luca è certamente un esempio, ma un esempio che chiede verità e giustizia” ribadisce papà .Salvatore che lamenta anche l’assenza dell’Europa nella dolorosa vicenda che ha travolto la sua famiglia, scuotendola nelle fondamenta.
“Un’Europa muta e totalmente assente – denuncia – Stiamo parlando dell’assassinio di due servitori dello Stato, uno Stato fondatore d’Europa e di cui però l’Europa si dimentica in circostanze del genere. Questo è per noi un fatto gravissimo. Ci sono state delle interpellanze di europarlamenti sulla vicenda di Luca, interpellanze inviate al Parlamento europeo che non hanno sortito effetto, non hanno avuto risposte”.
Intanto Pap Francesco sarà in Rd Congo in luglio, e si recherà in preghiera a Goma, nelle vicinanze del luogo in cui, nel febbraio 2021, fu ucciso l’ambasciatore italiano. La sua presenza, è l’augurio di Attanasio, potrebbe far compiere “un piccolo passo avanti, che accenda un po’ di luce sempre per evitare che la vicenda di Luca cada nell’oblio”.

Nelle parole di Salvatore Attanasio c’è tutta la forza e la determinazione di un padre e di un nonno pronto a tutto per avere quel che è giusto abbia: verità e giustizia. Per Luca e per la sua famiglia.
E noi di Focus on Africa continueremo a stargli accanto e a portare avanti richiesta di #veritaoerlucavittorioemustapha che ha superato le 15 mila firme.
Per aderire basta inviare una mail a redazione@focusonafrica.info

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