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Grazie all’Africa l’Italia pronta a smarcarsi da Mosca e dalla dipendenza energetica

Con la firma della Dichiarazione di intenti a Brazzaville oggi, dopo quella a Luanda, in Angola ieri, l’Italia ha compiuto un importante nuovo passo per raggiungere quella diversificazione di fonti di approvvigionamento energetico che scongiurerà in futuro crisi a causa della dipendenza da un solo paese.
E non solo. Dal Congo parte anche “un laboratorio di energie future con tecnologia italiana”, come ha dichiarato  l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi a margine della visita nel continente africano, con tappe anche in Egitto e Algeria, che lo ha visto affiancato al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e al titolare della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.
Prende così corpo l’intenzione del governo italiano di rendere indipendente il nostro Paese dalle forniture di Gazprom, prima ancora che in sede europea si trovi una posizione unica sul pagamento delle forniture.
L’anno scorso il gigante russo energetico ha garantito oltre 29 miliardi di metri cubi di metano.
Che siano intese importanti, quelle raggiunte con la ‘missione africana’, in particolare quella raggiunta fra Italia e Congo, lo testimonia l’accelerazione e l’aumento quasi immediati della produzione di gas congolese, in primis attraverso lo sviluppo di un progetto di gas con l’avvio previsto entro fine anno con una capacità, una volta a regime, di oltre 3 milioni di tonnellate annue (più di 4,5 miliardi di metri cubi l’anno).
Il gas aggiuntivo dei giacimenti angolani e congolesi arriverebbe sotto forma di gas naturale liquefatto, e proprio per questo il Governo italiano sta lavorando anche a un maggior utilizzo dei terminali di gassificazione, che in Italia attualmente sono tre. I piani di Eni prevedono, inoltre, una crescita di investimenti e attività nei Paesi africani nei prossimi anni: a sud del Sahara i principali hub dell’Eni si trovano in Congo, Angola, Nigeria e Mozambico, aree in cui le attivita’ estrattive sono aumentate in modo considerevole.
Nel 2020, la produzione annuale di gas della società guidata da Descalzi ha raggiunto quasi il  miliardo e mezzo di metri cubi.
L’Italia ha dunque puntato sull’Africa per uscire dalla situazione di dipendenza dal gas russo, diversificando il suo portafoglio di fornitori nel modo più rapido possibile. Il premier Mario Draghi, che ha dovuto rinunciare a raccogliere personalmente i frutti del lavoro diplomatico delle ultime settimane a causa del Covid, ha fatto dello ‘smarcamento’ da Mosca una priorità
Nell’ottica di rafforzare la cooperazione nel settore energetico, Roma ha usato le ottime relazioni che l’Eni ha costruito in 69 anni di presenza nel continente africano, dove è leader sia in termini di produzione che di riserve.

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