Il 10 maggio scorso una potente alluvione ha devastato la provincia di Baghlan a nord del paese e 21 distretti del Nord-est, già colpiti da intense piogge alcune settimane fa.
Le immagini della ricca Dubai inondata avevano fatto il giro del mondo; negli stessi giorni anche l’Afghanistan era stato colpito in maniera inaspettata e devastante, per effetto di un cambiamento climatico ormai sotto gli occhi di tutti.
Dopo un inverno sostanzialmente mite e con precipitazioni inferiori alla media, i contadini aspettavano le piogge primaverili prima dei raccolti estivi, ora andati completamente perduti . Il capo del Dipartimento provinciale per la gestione dei disastri, Hedayatullah Hamdard, ha affermato che il bilancio attuale è di più di 300 morti, centinaia di dispersi e migliaia di persone che hanno perso tutto, sebbene il numero preciso ancora non sia stato ufficialmente fornito dal governo.
Molti villaggi sono stati spazzati via dalla furia di acqua, grandine e fango, che ha devastato i terreni agricoli e travolto il bestiame. Il portavoce dei Talebani Zabihullah Mujahid ha fornito il bilancio provvisorio di più di 3000 case distrutte.
Si registrano ovunque frane e allagamenti, i danni alle infrastrutture sono ingentissimi, sono crollati diversi ponti e molte vie d’accesso risultano invase dal fango, per cui la maggior parte delle zone interessate non sono raggiungibili dai mezzi di soccorso più pesanti, soprattutto nelle province di Beghlan, Takhar e Ghor. Le organizzazioni umanitarie presenti, infatti, fanno sapere che i soccorsi stentano ad arrivare, non si riescono a portare gli aiuti necessari, a causa delle strade interrotte. WHO, World Health Organization, e NGO affermano che il numero dei morti è purtroppo destinato ad aumentare. Si stanno già registrando, inoltre, molti casi di polmonite e di malattie connesse all’apparato intestinale, soprattutto tra i più fragili e i bambini, per la mancanza di acqua potabile.
In molti ospedali i servizi sanitari sono sospesi, e ciò mette a dura prova il già precario sistema sanitario. L’acqua e il fango hanno lambito anche il posto di soccorso di Emergency nella valle di Jalrez, nel distretto di Maidan Wardak,in cui si sono registrati decine di morti, centinaia risultano dispersi nella zona di Ghorband.
La mancanza di cibo e di acqua potabile sta provocando una crisi umanitaria che si va a sommare alla carestia che aveva già duramente colpito le regioni. TOLOnews riporta gli appelli accorati delle migliaia di sfollati che chiedono un aiuto concreto per la sopravvivenza.
Perfino il vice primo ministro del governo talebano Abdul Ghani Baradar ha ammesso che “La situazione è catastrofica, più grave di quanto fosse stato stimato all’inizio”.
Il cambiamento climatico sta facendo sentire i suoi effetti devastanti anche sull’Afghanistan, considerato uno dei paesi più vulnerabili e sempre più esposto a disastri naturali. Negli ultimi anni i ¾ delle 34 province del paese hanno fatto esperienza di catastrofiche situazioni di siccità, per cui, in un evento estremo come quello che si è verificato, il terreno non era pronto ad assorbire l’improvviso flusso d’acqua che si è riversato.
Intanto negli ultimi anni non sono stati fatti lavori per costruire nuove dighe o per migliorare la cronica mancanza d’acqua di alcune zone, il paese sembra paralizzato in un presente senza progettualità. Da quando è tornato al potere nell’agosto del 2021, il governo talebano non ha approntato nessun piano per far fronte alle emergenze climatiche, rilanciando ogni addebito al governo precedente. Senza un piano di miglioramento delle infrastrutture, senza fare investimenti per un’adeguata prevenzione, i talebani si limitano a chiedere aiuto alla comunità internazionale, che però sembra ormai completamente assorbita da altri fronti. Del destino di questo paese sembra non occuparsi più nessuno, neanche i suoi stessi governanti.