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Uganda, il 1° settembre verdetto per un ventenne accusato di “omosessualità aggravata”: rischia la pena di morte

Il 1° settembre comparirà di fronte a un giudice un uomo di 20 anni, il secondo accusato di “omosessualità aggravata” ai sensi della Legge anti-omosessualità entrata in vigore in Uganda nel maggio 2023.

Per “omosessualità aggravata” s’intende una relazione sessuale con una persona di età inferiore ai 18 anni o superiore ai 75 anni che non abbia dato o non sia stata in grado di esprimere il consenso oppure che sia disabile o abbia problemi di salute mentale.

Gli avvocati dell’accusato hanno riferito ad Amnesty International che il loro cliente è stato arrestato intorno alla mezzanotte del 15 agosto, insieme a un altro uomo di 41 anni, in un centro sportivo di Soroti, nell’Uganda orientale. Secondo fonti di polizia, i due sarebbero stati trovati seminudi.

Il 41enne è stato scarcerato poco dopo: secondo la polizia, il fatto che questi, a causa delle sue “condizioni mentali”, non potesse dare il consenso alla relazione sessuale, ha reso “aggravato” il reato commesso dal ventenne. Secondo gli avvocati di quest’ultimo, la polizia non ha fornito alcuna prova a sostegno di tali conclusioni.

La polizia, sempre secondo gli avvocati, ha dichiarato di aver sottoposto la presunta vittima a un esame anale. Amnesty International si oppone a questo genere di esami per determinare se vi sia stata una relazione sessuale, considerandoli una forma di tortura.

Secondo l’ong ugandese Human Rights Awareness and Promotion Forum, sono finora cinque le persone incriminate ai sensi della nuova legge, due delle quali per “omosessualità aggravata”. Dopo l’entrata in vigore c’è stata un’ondata di atti di violenza contro le persone Lgbtqia+ (149 tra giugno e luglio) così come di sgomberi e di annullamenti di contratti d’affitto.

 

 

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