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Uganda, ancora circondata la casa di Bobi Wine. Tensione alta dopo il voto

Dal 14 gennaio Robert Kyagulanyi, meglio noto come Bobi Wine, il cantante diventato il leader dell’opposizione politica ugandese, è bloccato con la moglie Barbara nell’abitazione di famiglia, circondata da polizia ed esercito.
Bobi Wine è arrivato ufficialmente secondo nelle elezioni presidenziali di una settimana fa ma sia lui che il suo partito, la Piattaforma per l’unità nazionale, hanno denunciato brogli.
Le autorità ugandesi non riescono nemmeno a concordare le dichiarazioni: il portavoce della Polizia ha dichiarato che Bobi Wine è agli “arresti preventivi” (sic) perché aveva “programmato di danneggiare l’ordine pubblico”, quello del Governo è arrivato a dire che il provvedimento è stato adottato per difendere l’oppositore, che è “un bersaglio per molti”. Dimenticando di dire che è soprattutto un bersaglio del presidente Museveni.
Quello che è chiaro è che questi arresti domiciliari non sono motivati da alcuna decisione giudiziaria. Sembrano, piuttosto, avere l’obiettivo di impedire a Bobi Wine di contestare in tribunale l’esito delle elezioni. Secondo la Legge elettorale, i candidati alle presidenziali che ritengano di aver subito un danno durante le votazioni possono presentare un ricorso entro 10 giorni dalla comunicazione dei risultati.
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