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Togo, elezioni in un clima di forte repressione del dissenso

Si svolge oggi l’ennesima tornata elettorale del 2024, questa volta in Togo.
Con ogni probabilità, i 19 anni di presidenza di Faure Gnassinbe verranno prolungati di altri quattro, grazie anche a una serie di emendamenti alla Costituzione, adottati neanche due settimane fa e da subito in vigore, in base ai quali il presidente non è più eletto a suffragio universale bensì dall’Assemblea nazionale e dal Senato, controllati dallo stesso Gnassinbe .
Il governo ha vietato ogni manifestazione di dissenso nei confronti degli emendamenti. L’ultimo divieto risale al 23 aprile, quando un sit-in convocato due giorni dopo di fronte alla Corte costituzionale è stato vietato perché la richiesta di autorizzazione era stata “firmata da due persone anziché da tre”.
Nell’ultimo mese numerosi esponenti di Dynamiye Monseigneur Kpodzro, la coalizione di opposizione, sono stati arrestati per “disturbo dell’ordine pubblico”. Sono stati scarcerati dopo alcuni giorni ma l’ufficio della procura ha fatto ricorso.
Il 15 aprile l’Autorità per le comunicazioni ha sospeso gli accrediti ai giornalisti della stampa straniera e ha arrestato e poi espulso un inviato francese per “ingresso illegale” nel paese. Il vero motivo, come è stato poi ammesso, era la presunta faziosità dei servizi di RTI e France 24 sulla situazione politica nel paese.
Ai giornalisti locali va persino peggio. Apollinaire Mewenemesse, direttore del quotidiano La Dépêche, è stato arrestato il 26 marzo per un articolo sull’irrisolto omicidio di un soldato nel 2020. È stato scarcerato il 9 aprile ma è indagato per diffusione di notizie false, offesa all’onorabilità del presidente della Repubblica, disprezzo per i tribunali e falsificazione.

Photo  © Dodo Adogli, AFP

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