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Tigray, l’esercito regolare tigrino in difficoltà nella regione dell’Amhara

La scorsa settimana l’esercito federale (ENDF), in collaborazione con la guardia repubblicana, le forze speciali e le milizie Amhara, hanno lanciato una controffensiva per bloccare l’avanzata dell’esercito regolare del Tigray (TDF) sulle due città chiave della regione Amhara: Gondar e Bahir Dar, che con la conquista di Debre Tabor da parte del TDF, erano in serio pericolo.
Le forze federali in 7 giorni hanno ripreso il controllo delle zone adiacenti alle due principali città: Nefas Mewcha, Awazur, Gashena, Gayint, Galayay, Twzet e Kimir Dingay. Intensi combattimenti sono in corso per il controllo della strategica posizione del Monte Guna e nella città di Mersa.
Il regime del Prosperity Party afferma che la controffensiva sta costringendo i soldati Tegaru alla fuga e di aver catturato ingente materiale bellico pesante: carri armati, artiglieria, lancia razzi multipli, batterie antiaerea mobili. Secondo i comunicati ufficiali il TPLF avrebbe subito nell’Amhara 12 gravi sconfitte e starebbe al momento cercando di raggruppare le forze allo sbando per cercare di creare una linea di fronte per bloccare l’offensiva federale.
Il Colonnello Demeke Zewdu, vice amministratore e capo della “pace” e della sicurezza degli Amhara, afferma che le sue truppe si trovano ora in un’ottima posizione per neutralizzare una volta per tutte le bande di “terroristi” Tegaru. Zewdu annuncia inoltre che il Generale Tigrino Gebrehiwot Gebrerea Laf, si sarebbe arreso alle Forze di Difesa Nazionale. Al momento della resa sarebbe stato trovato in possesso di false carte d’identità, di documenti riservati e compromettenti e droga.
Al momento la notizia della resa del Generale Gebrerea Laf è stata ripresa a livello internazionale solo dal quotidiano somalo Garoweonline e dalla agenzia stampa cubana Prensa Latina. I mass media occidentali, latinoamericani, africani, cinesi e russi optano per la cautela non pubblicando né la notizia della defezione del Generale Tegaru né delle vittorie riportate in Amhara.
Silenzio anche da parte della dirigenza TPLF che non conferma né smentisce le notizie diffuse dal regime. In un contatto informale con un membro del TPLF tra le righe ha fatto comprendere che le forze del TDF non controllerebbero più Debre Tabor in quanto si sarebbe deciso di non sprecare energie e uomini per mantenere la posizione. Al contrario si sarebbe permesso alle truppe federali di entrare in città per poi accerchiarle. La fonte TPLF si dichiara positivo sull’esito finale della guerra civile ma, concorda che il fronte Amhara è ora volatile. “Se entro settembre non riusciremo a conquistare Gondar e Bahir Dar, dovremo prepararci ad un lungo e difficile conflitto” afferma la fonte a titolo strettamente personale.
Le ragioni della propaganda di guerra impongono al regime di “gonfiare” la realtà sul fronte per sollevare il morale delle truppe e quello della popolazione che ancora sostiene il Prosperity Party. Nonostante ciò sembra che la controffensiva dei federali stia creando alle forze del TDF delle difficoltà, costringendo a rivedere piani e tattiche militari.
Esperti regionali valutano che l’attuale offensiva federale sia il preludio dell’offensiva finale promessa dal Premier Abiy ma ritengono assai improbabile che il regime sia in grado di ottenere una vittoria totale distruggendo il TPLF. Anche il tanto atteso utilizzo dei droni da guerra turchi, non rappresenterebbe sul terreno una invincibile super arma per vincere la guerra. L’utilizzo di droni può recare ingenti danni al nemico. Esistono delle attrezzature tecnologiche anti drone ma sono estremamente costose.
I droni turchi, oltre ad una autonomia di volo limitata, sono del tipo tattico che richiede la presenza di stazioni di controllo mobili in prossimità del loro raggio d’azione (dai 5 ai 10 km). In vari teatri di guerra dove si è visto l’utilizzo dei droni, sono state utilizzate contromisure per eliminarli quali l’individuazione e l’annientamento delle stazioni di controllo mobili o un sapiente utilizzo di armi automatiche contro i droni tattici costretti a volare a bassa quota.
La controffensiva in atto nell’Amhara e i suoi successi non sta ad indicare che il regime di Addis Ababa sia riuscito a riorganizzare l’esercito federale e a potenziarlo, dopo le spaventose perdite subite nella disastrosa avventura in Tigray e durante le prime fasi dell’offensive in Afar e Amhara: luglio agosto 2021. Inoltre manca il supporto attivo dell’alleato eritreo che non sta partecipando all’attuali battaglie in Etiopia. Le milizie offerte dai vari governi regionali in mano al Prosperity Party non rappresenterebbero una valida e potente forza militare.
L’obiettivo del Premier Abiy è quello di perennizzare la guerra civile, creando uno scenario il più identico possibile alla Siria, che gli permetta di continuare a rimanere al potere per diversi anni anche con un controllo ridotto del territorio nazionale. Una tattica diametralmente opposto a quella del TPLF e Oromo Liberation Army che puntano a chiudere il conflitto entro quest’anno.
È ormai chiaro che il principale teatro di guerra, dove si deciderà la capitolazione del regime di Abiy o il prolungamento della guerra civile, è la regione Amhara. Le principali forze che si contrappongono al TPLF sono: l’esercito federale, la guardia repubblicana, le forze speciali e milizie Amhara. Anche gli alleati del regime si dimostrano cauti, offrendo un supporto politico militare ben al disotto delle aspettative di Abiy.
Si registra una escalation delle pulizie etniche di Tegaru nella capitale di Addis Ababa e nelle zone ancora controllate dal Prosperity Party. Crimini che continuano anche grazie alla convinzione del regime di non subire conseguenze giuridiche e forte opposizione internazionale. Escludendo gli Stati Uniti (di cui è palese la conflittualità con Addis Ababa) il regime conta sulla passività e la collusione dei Stati membri dell’Unione Europea.
In un Twitter in risposta a future conseguenze giuridiche dei crimini compiuti, un attivista del nazionalismo estremista Amhara afferma: “Dall’Europa non interferirebbe nessuno. Solo la Francia che è sempre più aggressiva e colonialista. Loro ce l’hanno nel DNA”. La spavalda sicurezza esternata da questo nazionalista Amhara, vicino ad ambienti della sinistra italiana, è controbilanciata dalle pratiche avviate per ottenere la cittadinanza italiana. Una forma di precauzione che non guasta mai.

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