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Sahel, le forniture di armi dall’Europa alimentano i conflitti nella regione

Repubblica Ceca, Francia, Slovacchia e soprattutto Serbia. Nell’ultimo decennio, attraverso vendite di armamenti ai governi, spesso finite altrove, questi stati europei hanno alimentato i vari conflitti del Sahel che, solo tra il 2017 e il 2021, hanno provocato almeno 6000 vittime civili e oltre un milione e 200.000 sfollati solo in Burkina Faso.

Gli esperti in munizioni di Amnesty International hanno analizzato una serie di video pubblicati dai gruppi armati che operano nella regione, compresa una formazione affiliata allo Stato islamico.

Insieme ai vecchi kalashnikov di produzione sovietica, si vedono chiaramente mitragliatrici M02 Coyote e fucili M92, M05 e persino M05E3 – questi ultimi di recentissima produzione – realizzati dall’industria serba Zastava, destinati ai governi locali ma finiti evidentemente nelle mani sbagliate, attraverso cessioni illecite o a seguito di disfatte militari.

Tra il 2015 e il 2020, nelle sue comunicazioni al Trattato Onu sul commercio di armi di cui è stato parte insieme agli altri tre citati, la Serbia ha inviato al Burkina Faso 20.811 fucili e carabine, 4000 fucili d’assalto, 600 pistole automatiche e 290 mitragliatrici.

Per quanto riguarda i dati relativi all’Unione europea, dal 2013 gli stati membri hanno concesso 506 forniture di equipaggiamento militare al Mali e al Burkina Faso per un valore di oltre 200 milioni di euro.

 

Nel dettaglio, la Slovacchia ha inviato al Mali 1000 fucili d’assalto, 2460 fucili e carabine, 550 mitragliatrici e 680 pistole automatiche; la Repubblica Ceca ha inviato al Burkina Faso 3500 fucili d’assalto e 10 mitragliatrici; la Francia ha inviato al Mali 1164 pistole automatiche, quattro fucili e carabine e 13 veicoli blindati. 

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