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Sudafrica: e adesso?

L’African National Congress (ANC) ha perso la sua maggioranza assoluta di 30 anni nelle elezioni di questa settimana, vincendo solo 159 seggi nel parlamento di 400 posti.

L’ANC dovrà ora rivolgersi agli avversari di sinistra o di destra per formare un governo.

Per la prima volta dovrà condividere il potere.

O con i populisti con tendenza autoritaria provenienti dalla sua ala sinistra, o con l’opposizione centrista probusiness. Una fonte di incertezza per la stabilità di un paese in crisi, e un’immensa sfida in cui si misurerà la capacità dei leader politici sudafricani di essere degni dell’eredità di Mandela.

La presidente del DA (La Democratic Alliance il secondo partito del Sudafrica) Helen Zille ha detto che tutte le opzioni sono sul tavolo, incluso consentire all’ANC di governare da solo come governo di minoranza.

Ma i veterani della lotta all’apartheid accetteranno mai l’abbraccio con il partito simbolo dei bianchi?

Domenica scorsa, il ministro della polizia Bheki Cele ha dichiarato che le forze di sicurezza sono pronte a “a garantire condizioni pacifiche continue dopo le elezioni”, aggiungendo che “non c’è spazio per le minacce di instabilità”.

Le coalizioni però sono una conseguenza e di solito non si pianificano le conseguenze.

 

Di certo il Sudafrica si sta avviando a una fase di transizione che può essere, appunto, l’apertura a una nuova fase della sua democrazia o il principio di nuove crisi di instabilità.

Secondo la Banca Mondiale, il 55% della popolazione sudafricana è ancora considerata in povertà.

L’analista politico indipendente Sandile Swana ha detto che anche l’ANC ha avuto la stessa sorte di altri movimenti di liberazione che sono stati puniti per non aver mantenuto le loro promesse di liberazione. “Swapo in Namibia, Zanu PF nello Zimbabwe e l’ANC in Sud Africa sono esattamente nella stessa barca”, ha detto, riferendosi ai partiti che hanno guidato i movimenti indipendentisti rispettivamente in Namibia e Zimbabwe.

Ma questa non è solo la storia di una sconfitta elettorale, è la cronaca di una scoffitta morale.

Jacob Zuma, figura controversa e discussa, fa ora il suo ritorno nell’arena politica sudafricana.

A 82 anni, si credeva che fosse diventato insignificante. Ancora una volta, ha sventato i pronostici. È il suo marchio di fabbrica.

Nonostante il suo passato, Zuma è riuscito a risorgere politicamente guidando un nuovo partito, il Movimento per il Cambiamento (MK). Fondato solo sei mesi fa, il MK ha rapidamente guadagnato terreno, ottenendo quasi il 15 per cento dei voti nelle recenti elezioni.

 

Zuma, che ha ricoperto la carica di Presidente del Sudafrica dal 2009 al 2018, è noto per il suo passato tumultuoso segnato da numerosi scandali legati alla corruzione. La sua presidenza è stata caratterizzata da accuse di malversazione, coinvolgimento in affari illeciti e un generale declino della fiducia pubblica nelle istituzioni governative.

 

Nel 2018, sotto la pressione di numerosi procedimenti giudiziari e una crescente insoddisfazione all’interno del suo stesso partito, l’African National Congress (ANC), Zuma è stato costretto a dimettersi. Successivamente, è stato condannato per oltraggio alla corte per non essersi presentato a un’udienza, aggiungendo ulteriore ombra alla sua già controversa figura.

 

 L’inaspettato successo del MK è un chiaro indicatore della frustrazione dei cittadini con l’attuale leadership e della loro speranza in un futuro diverso.

 

Il ritorno di Zuma e l’ascesa del MK non sono solo segni di un cambiamento politico, ma riflettono anche le profonde divisioni e le sfide socioeconomiche che il Sudafrica continua ad affrontare. Mentre il paese osserva questo nuovo capitolo della sua storia politica, resta da vedere e da dimostrare se Zuma riuscirà davvero a mantenere il suo  attuale slancio e a guidare il MK verso un futuro politico più maturo,equilibrato e stabile.

Un’alleanza con le formazioni populiste che spingono per nazionalizzazioni e redistribuzione della terra sembrerebbe la più naturale, la più probabile  (ma è anche la più temuta dai mercati)  non resta che attendere : entro 15 giorni il nuovo Parlamento si riunirà a Città del Capo per eleggere il presidente del futuro Sudafrica

 

 

 

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