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Sudafrica, 27 anni di libertà ma la pandemia e i servizi pubblici assenti fanno strage di diritti

Il 27 aprile si commemora il giorno delle prime elezioni nel Sudafrica post-apartheid, svoltesi proprio 27 anni fa: la prima consultazione elettorale cui presero parte tutti i cittadini sudafricani e persino gli stranieri con residenza permanente nel paese.

La Giornata della libertà, da due anni a questa parte, passa in secondo piano a causa della pandemia che ha fatto strage di diritti e del comportamento delle autorità che, con la scusa del contrasto alla diffusione del coronavirus, continuano a usare la mano pesante.

Durante la pandemia 115 persone sono morte in custodia di polizia, la violenza contro le donne è cresciuta in modo esponenziale e i social media hanno rigurgitato odio xenofobo.

Milioni di persone continuano a non avere accesso a fonti d’acqua potabile e questo è solo uno degli esempi della drammatica inefficienza dei servizi pubblici – tra cui anche alloggi, sanità ed elettricità – forniti dallo stato. Un’inefficienza, se non proprio una totale assenza, che perpetua l’ineguaglianza: 27 anni dopo la fine dell’apartheid la discriminazione non è più razziale, ma sociale ed economica.

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