Port Sudan, in questi mesi di guerra in Sudan, ne è diventata la capitale de-facto.
La città ha le sembianze di un enorme campo profughi: negli ultimi mesi, la zona est del Paese ha accolto circa 500.000 sfollati, di cui almeno 270.000 si sono fermati a Port Sudan.
“Vediamo bambini malnutriti, con patologie del tratto respiratorio e gastro-enterico. In alcuni giorni, gli ingressi quasi raddoppiano rispetto alla media pre-guerra. Monitoriamo anche la salute dei pazienti cardiopatici con ecocardiogrammi, controllo INR e terapia anticoagulante”, racconta Franco Masini, cardiologo e Coordinatore del Centro “Salam” a Khartoum, in questi giorni a Port Sudan.
Secondo le stime ONU più recenti, dal 15 aprile oltre 9 milioni di sudanesi hanno abbandonato le proprie abitazioni. La metà sono bambini.
Le famiglie che non si possono permettere un alloggio vivono in strada, senza acqua e in condizioni igieniche pessime, che favoriscono anche la diffusione di malattie come il colera.
Nonostante i bisogni di salute sempre più in aumento, l’affluenza di pazienti adulti e pediatrici continua e i carichi di lavoro moltiplicati – dato anche il sovraffollamento in città – stiamo facendo il possibile per continuare a curare chi ne ha bisogno.
Intanto a Nyala prosegue l’attività cardiologica
“Molti di loro sono stati costretti a fuggire qui, verso il Sud Darfur, per mettersi in salvo dai combattimenti a Khartoum”.
Da Nyala, la nostra head nurse Islam ci racconta la situazione e il lavoro del nostro staff nazionale per riattivare a pieno regime il nostro Centro pediatrico.
“In queste settimane stiamo vedendo circa 60 persone a settimana, pazienti cardiaci operati al Salam. Hanno tra i 15 e i 50 anni, vengono qui per ricevere il farmaco anticoagulante che evita alle valvole cardiache di bloccarsi”.
La guerra ha causato un’impennata di prezzi per i beni e servizi essenziali:per esempio, il prezzo di questo farmaco nel Paese è quintuplicato. Da noi è disponibile, come sempre, gratuitamente per i pazienti che ne hanno bisogno