Il prossimo 20 dicembre 2023, oltre 40 milioni di elettori congolesi saranno chiamati alle urne per le elezioni presidenziali, nazionali e locali. I candidati a Capo di Stato sono 24, ma alcuni si sono di fatto ritirati in favore di altri candidati maggiormente in vantaggio; tra questi ultimi ci sono il presidente uscente Félix Tshisekedi (eletto nel 2018), Martin Fayulu (il secondo arrivato alle precedenti elezioni), Moise Katumbi (un ricco uomo d’affari) e Denis Mukwege (medico e Premio Nobel per la Pace 2018).
La Repubblica Democratica del Congo è il Paese più grande dell’Africa sub-sahariana, con una popolazione stimata di oltre 100 milioni di abitanti: grande quanto l’Europa occidentale, questo Paese è ricco di risorse naturali, come coltan, cobalto, rame e bauxite. Amministrativamente, la RDCongo è divisa in 26 province ma non tutte hanno il medesimo peso elettorale, perché diversa è la composizione demografica.
Il sistema elettorale congolese non funziona come negli Stati Uniti, dove ciascuno Stato vale come gli altri e, quel che conta per i candidati, non è vincere in numeri assoluti, bensì in termini di “grandi elettori”, tuttavia anche nella RDCongo si parla di “swing state”, o meglio “battleground states” (ma in Congo si parla di province) cioè considerati come “campi di battaglia”, dove lo scontro elettorale è più decisivo ai fini della vittoria finale. Così, è interessante sapere che le “province-chiave” (o “cerniera”, “indecise”, “cruciali”, “in bilico”…) nella RDCongo sono sei o sette, quelle più densamente popolate.
È per questa ragione, dunque, che i principali candidati alle presidenziali congolesi in queste settimane stanno viaggiando quotidianamente soprattutto tra l’area della capitale, le province orientali e quella meridionale. Per capirlo più nel dettaglio, si pensi che i 500 deputati del Parlamento (si chiama “Assemblea Nazionale”) sono ripartiti nel modo seguente: 56 a Kinshasa (dove risiedono 5.062.991 elettori), 47 nel Nord-Kivu (con 3.026.907 elettori), 32 nel Sud Kivu (con 2.873.618 elettori), 31 nell’Alto Katanga (con 2.804,173 elettori), 28 dell’Ituri (con 2.535.966 elettori), ancora 28 nel Kwilu (con 2.511.438 elettori) e 24 nel Kongo Central (con 2.148.989 elettori).
#RDC🇨🇩 Statistiques de l'enrôlement des électeurs 2023-2024.
Poids électoral en termes de pourcentage par province au niveau national.
Consultez le tableau ci-dessous 👇 pic.twitter.com/IW2gNXGXMO— Africa54infos.com (@africa54infos) December 6, 2023
Il peso di Kinshasa è intuibile perché si tratta di una megalopoli di 15 milioni di abitanti, a cui bisogna aggiungere ovviamente il suo territorio circostante, ma quel che salta davvero all’attenzione è che tre delle province più importanti sono quelle orientali del Grand Kivu e dell’Ituri, dove da oltre 20 anni infuria una guerra combattuta da centinaia di gruppi ribelli, più o meno antigovernativi, separatisti o addirittura affiliati a Stati stranieri come l’Uganda e il Rwanda. La CENI, la Commissione elettorale nazionale indipendente che si occupa di organizzare le elezioni, ha aggiornato la ripartizione dei seggi anche in base al livello di sicurezza (o insicurezza) di determinati territori, come quelli di Kwamouth, Masisi e Rutshuru, nel Nord Kivu.
La guerra nelle province orientali congolesi è il conflitto armato più sanguinosi dalla Seconda Guerra Mondiale, che ha causato più di 8 milioni di morti in due decenni e, attualmente, almeno 7 milioni di sfollati interni. In questa grande e popolosa area, da un quarto di secolo – e fino alla fine del 2023 – è presente la MONUSCO, cioè la missione di peacekeeping delle Nazioni Unite, sicuramente con un bilancio molto deludente, ma dopo della quale c’è una grande incognita sulla tenuta di quelle province.
In queste settimane di campagna elettorale, ormai avviata verso il suo momento più intenso, i candidati Tshisekedi, Katumbi, Fayulu, Mukwege e altri stanno letteralmente volando nelle province orientali, anche perché nella RDC questo tipo di spostamenti quotidiani e veloci possono avvenire unicamente in aereo. A Goma, come a Bukavu, delle gran masse di persone accorrono ad ascoltarli, ma ad oggi è ancora difficile capire verso cui andranno le preferenze degli elettori, sebbene alcuni sondaggi (sulla cui attendibilità però c’è da essere cauti, se non scettici) danno in vantaggio Tshisekedi e Katumbi.