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Per tutti i Nelson Mandela del mondo

Oggi si celebra il Mandela Day, un’iniziativa internazionale per ricordare Nelson Mandela, un uomo che ha contribuito a scrivere una pagina importante e più che mai attuale nella storia dell’umanità. Oggi tutti gli riconoscono il coraggio, la profonda umanità, la perseveranza e l’impegno instancabile per l’uguaglianza tra gli esseri umani, che gli sono valsi il Premio Nobel per la Pace nel 1993. Quella di Madiba, così veniva chiamato, è una storia da studiare e raccontare, soprattutto nella sua parte più dolorosa. Perché, come spesso accade, la commozione di fronte a un eroe ferito del nostro tempo arriva troppo tardi. Non bisogna dimenticare, infatti, che Mandela è stato in carcere per ben 27 anni. Era stato condannato all’ergastolo e per quasi tre decenni era stato imprigionato in condizioni che non si possono nemmeno immaginare con l’accusa di sabotaggio e altro tradimento. Tutti sapevano, ma questo non ha impedito che un uomo che lottava per la parità tra neri e bianchi passasse un terzo della sua vita in detenzione, come se fosse stato un terribile criminale.

Viene da chiedersi quanti Nelson Mandela ci siano ancora oggi nelle carceri del pianeta, quante donne e quanti uomini siano privati della libertà per il loro impegno in favore della tutela dei diritti umani, quante donne e quanti uomini vengano ritratti come criminali, quando la loro unica “colpa” è denunciare abusi, corruzione, repressione, limitazione della libertà e negazione dei diritti. Alcuni casi non sono nemmeno noti, passano quasi in sordina nelle periferie più remote del mondo, ma molti altri sono di dominio pubblico e per questo l’impegno di chi difende la libertà e i diritti umani non deve mai fermarsi. Mandela ha ispirato e continua a ispirare le donne e gli uomini più diversi e proprio per onorare i suoi insegnamenti, è importante avere sempre cuore e occhi aperti.

Perché il ricordo di Nelson Mandela non odori di ipocrisia, bisogna trovare il coraggio di leggere le sue parole e ricordare cosa è stata per quasi trent’anni la sua vita. Ecco un estratto dalla sua autobiografia, che merita di essere letto.

Pur essendo alloggiati nelle stesse celle, il cibo che ci davano era diversificato per razza. (…) La sera, oltre agli altri cibi, gli indiani e i meticci ricevevano un etto di pane, che per gli africani non era previsto. Quest’ultima distinzione si fondava sulla curiosa premessa che gli africani per natura non gradissero il pane, che per gli africani non era previsto, che era considerato un cibo più sofisticato e occidentale. (…) Le autorità erano così sensibili alla differenza di razza che persino il pane e lo zucchero che fornivano ai bianchi era diverso da quello che fornivano agli altri detenuti: i prigionieri bianchi ricevevano pane e zucchero bianchi, gli indiani e i meticci ricevevaano pane e zucchero scuri”. Da “Lungo cammino verso la libertà” Autobiografia del Premio Nobel per la Pace Nelson Mandela – Universale Economica Feltrinelli

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