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Nigeria, cresce instabilità dopo la stagione delle piogge mentre Boko Haram miete ancora vittime

Quest’anno la pioggia non sembra aver dato tregua alla Nigeria e in particola modo a Benin City capitale del traffico di esseri umani migratori verso le terre d’occidente. Forse non tutti sanno che con il periodo delle piogge il traffico di esseri umani regredisce parecchio. Le cause sono spesso i trasporti lentissimi dovuti ai logori mezzi articolati che si ribaltano quotidianamente sull’unica strada che collega la capitale Abuja ai centri amministrativi e commerciali di Lagos e Port Harcourt . Poi ancora le ostiche condizioni del manto stradale che riduce la velocità di crociera a passo d’uomo e i pullmini strapieni di migranti hanno difficoltà di crociera, non possono procedere lentamente poiché il rischio aumenterebbe troppo. La strada corre attraverso fitte foreste tropicali, qualora la velocità fosse ridotta bande criminali travestite da poliziotti e gruppi di terroristi incappucciati avrebbero la meglio. Dunque figuratevi dover percorrere cinquecento o ottocento chilometri ovvero le distanze stradali da Benin City ai grandi centri di smistamento di Abuja, Lagos, Port Harcourt a passo d’uomo.

Le piogge hanno devastato il territorio urbano  così a lungo che molti mezzi sono stati abbandonati  lungo le strade inghiottiti dal fango. Interi villaggi forestali e fluviali sono divenuti isole urbane senza possibilità di scappatoia per gli abitanti. Ciò ha reso impossibili gli aiuti umanitari internazionali. Ancor peggio le aree fluviali del Niger nell’area di Benin City sono state evaquate a causa di una esondazione distruttiva che ha messo in ginocchio l’intero Stato dell’Edo.

Un milione di persone hanno dovuto abbadonare le proprie baracche, la propria regione, diventando profughe. L’acqua ha inghiottito tutto. Pochi sono riusciti a rifugiarsi da parenti o da amici, molti invece stanno ancora pensando che la soluzione migliore è quella di lasciare il Paese al più presto. Ma quando?

Al nord l’organizzazione criminale di Boko Haram miete ancora vittime, è insaziabile mentre l’UNICEF a Benin City organizza seminari per i giornalisti nigeriani con la speranza di riuscire l’intento di sensibilizzazione globale. La situazione è ancora troppo drammatica. Le famiglie non sempre sopravvivono eppure le nascite sono in aumento e le risorse sono sempre meno accessibili. Ora le acque dell’esondazione sono un problema non solo umanitario ma logistico.

Purtroppo o forse no, le notizie dall’Italia fanno fatica ad arrivare ora che la situazione è disperata. Interi nuclei familiari si riuniscono nelle proprie baracche durante il giorno piovoso concentrando le proprie energie sulla lettura delle mappe di Google, seguendo sentieri e strade visualizzate sul monitor del telefono o del pc. Vengono scaricate dal web intere tavole geografiche aggiornate al fine di capire dove e come sia possibile risolvere i problemi di transito verso l’ Europa. E le organizzazioni locali inviano promozioni di soggiorno in Italia, Francia e Belgio per studio e lavoro.

In realtà in Nigeria non c’è molto interesse per ciò che succede in Italia, il Governo locale non conosce le problematiche reali dell’immigrazione in Italia, non le conosce affatto. E se le conoscesse non ne sarebbe interessato così come non mostra interesse per altri avvenimenti che accadono nel resto del mondo e comunque dove la lingua parlata.non è l’inglese.

Mi sono permesso di fare una domanda ad un gruppo di giornalisti e reporter di una televisione governativa nigeriana “Quale è la reazione dei media ai casi criminali in cui donne e giovani vegono tagliate a pezzi per essere utilizzate nei rituali Voodo?”

La risposta è stata “Dio mio, ma è pratica ordinaria in Nigeria! Certo non eravamo al corrente che in Italia avvenissero tali rituali.”.

Ora i negromanti si stanno riorganizzando, pronti alla partenza sono i nuovi giovani migranti in cerca di chimere, mariti che mandano le mogli e i figli in perlustrazione per cercare di ‘conquistare’  il permesso di soggiorno e passare alla fase ricongiungimento familiare per avere la possibilità di migrare legalmente, donne ossessionate dalla ricchezza facile che sono state relegate nelle baracche. durante il lunguissimo inverno e ora sono pronte per intraprendere la strada della prostituzione

Sta terminando dunque il lunghissimo periodo delle piogge. Il sole torna a splendere inesorabile per tutto il giorno dalle 6 di mattina fino alle 20 circa e la vita lentamente torna alla normalità sotto i benamati 45 gradi all’ombra. L’estate è alle porte e per i trafficanti inizia il giro di perlustrazione dei villaggi. Guardatevi il video reportage “EZ babies from Africa” che girai inNigeria tra i villaggi fluviali per vedere cosa succede realmente in quei posti abbandonati dalla speranza.

La vita in Nigeria è dura, durissima. Non è possibile descriverla se no la si tocca con mano. Paese che in realtà è ricchissimo allo stesso tempo è miserabilissimo.

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