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Mutilazioni genitali, la testimonianza di Noura: “Avevo 8 anni, ero terrorizzata”

Le mutilazioni genitali non sono solo una violazione dei diritti, ma una pratica dannosa che determina gravi conseguenze per la salute fisica e mentale delle bambine che la subiscono..
Una parte del continente anfrucano sembra pronto a dichiarare illegale l’infibulazione ma una larga fetta delle popolazioni continua a tramandare l’arcaico rito di passaggio che ha imposto sofferenze a milioni di bambine.
Quando mia figlia compì 10 anni, in famiglia alcuni parenti misero alla gogna mia moglie e il sottoscritto che aveva accolto la sua richiesta di non sottoporre la nostra bambina alla pratica dell’infibulazione. Sono stato umiliato, definito “uomo senza valore” per aver scelto di non sottoporre alla mutilazione genitale mia figlia. Oggi è per me non solo un giorno di rivalsa, è un giorno felice perché racconto la gioia di un paese, o almeno di quella parte che non si è piegata a usanze arcaiche e disumane.
Ma spetta soprattutto alle donne far sì che la pratica dell’infibulazione sia solo un brutto ricordo.
Ne è pienamente consapevole Noura Hussein, attivista per la parità di genere, che an otto anni in Sudan ha subito lei stessa l’orrore dell’intima mutilazione.
Oggi quarantenne e madre di quattro figli, di cui tre femmine, ricorda tutto di quei momenti: le canzoni e il richiamo tipico sudanese delle donne del suo quartiere a Khartoum, l’abito bianco che indossava, la piccola stanza dove una conoscente e il volto dell’anziana, molto autorevole nella comunità, che effettuava l’intervento.
“Avevo paura, imploravo mia madre di portarmi via. Mi avvinghiai a lei ma mi spinse giù e mi costrinse ad aprire le gambe. Poi ricordo solo un dolore atroce. Gridai con quanto fiato avevo in gola e svenni” racconta Amane che diventata mamma ha assunto con sé stessa un impegno: le sue figlie non avrebbero subito la stessa sorte.

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